Padova. Inchiesta sulla coop Edeco che gestiva i migranti, è arrivata la prescrizione per 6 imputati

Simone Borile e la moglie erano accusati di frode in forniture: l'accusa è caduta

Migranti Bagnoli
PADOVA - L’inchiesta sul presunto scandalo della gestione dei migranti si è rivelata una bolla di sapone. Sei dei sette imputati, ieri nel primo pomeriggio, davanti...

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PADOVA - L’inchiesta sul presunto scandalo della gestione dei migranti si è rivelata una bolla di sapone. Sei dei sette imputati, ieri nel primo pomeriggio, davanti ai giudici del Tribunale collegiale hanno incassato assoluzioni e prescrizioni. Tra loro ci sono Simone Borile, 54 anni di Battaglia Terme, all’epoca dei fatti socio volontario e gestore occulto di Edeco ex Ecofficina. Poi l’ex vice prefetto vicario Pasquale Aversa di 67 anni, anche ieri presente in aula, accusato di favorire proprio la coopertiva Edeco e di frode nelle pubbliche forniture, e infine l’ex vice prefetto Alessandro Sallusto di 47 anni alla sbarra per rivelazione del segreto d’ufficio. A processo resta solo Tiziana Quintario, 63 anni di Monselice, ed ex funzionaria della Prefettura di Padova accusata di induzione indebita.

LA PRESCRIZIONE

Buona parte dei reati contestati a partire dal 2015-2016, sono andati in prescrizione lo scorso dicembre. Erano la turbata libertà degli incanti, la truffa, l’induzione indebita, la rivelazione di segreto d’ufficio e il falso. Il processo di fatto, non è mai entrato nel vivo, e ancora a maggio del 2021 era fermo alle udienze preliminari iniziate nel gennaio del 2020. Ad allungare i tempi della giustizia, è stato il triplo cambio del Collegio giudicante per una serie di incompatibilità. Non ultima quella della presidente Mariella Fino, impossibilitata a giudicare perchè quando era Gip aveva firmato degli atti di indagine. Adesso il Collegio era presieduto da Micol Sabino, arrivata in sostituzione della presidente da Nicoletta De Nardus andata in pensione. E proprio nell’udienza di maggio di tre anni fa, tutte le parti civili erano già stata escluse. Quindi il comune di Bagnoli di Sopra dove c’era il centro di accoglienza, e alcune associazioni in rappresentanza di sette cittadini africani.

L’ASSOLUZIONE

Ad essere assolto per il reato di frode nelle pubbliche forniture è stato Simone Borile, insieme alla moglie Sara Felpati, 50 anni di Battaglia Terme, all’epoca dei fatti vice presidente di Ecofficina e a decorrere dal 28 marzo del 2017 presidente di Edeco. Secondo l’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Sergio Dini subentrato alla pm Federica Baccaglini trasferita alla Procura di Venezia, Felpati, in qualità anche di consigliere e presidente del Cda della parafarmacia “Felfarma” di Battaglia, insieme al marito, avrebbe fatto acquistare al suo punto vendita i medicinali ai migranti procurando un guadagno a tutta la sua famiglia. Ma l’accusa in aula non ha retto e i coniugi sono stati assolti.

GLI ALTRI

L’assoluzione per la frode nelle pubbliche forniture è arrivata anche per l’ex vice prefetto vicario Pasquale Aversa e per Gaetano Batocchio, 49 anni di San Martino di Venezze (Rovigo), che secondo gli inquirenti sarebbe stato il braccio destro di Borile e presidente di Ecofficina fino al 28 marzo del 2017. Tra i vertici prefettizi poi c’era anche il vice prefetto Alessandro Sallusto (difeso dagli avvocati Berardi-Lombardino) più volte intercettato dai carabinieri al telefono con Borile o la moglie Sara Felpati per avvisarli, secondo l’accusa, delle ispezioni dell’Ulss alla “Prandina” e all’Hub di Bagnoli: per lui è arrivata la prescrizione. Infine ne è uscito immacolato anche il consulente del lavoro Marco Zangrossi di 61 anni residente a Sant’Elena d’Este. Resta invece a processo un’altra figura chiave dell’inchiesta: Tiziana Quintario, già funzionario economico finanziario alla Prefettura di Padova incaricata della gestione dei migranti e della predisposizione di bandi e contratti. Parlando di lei, Simone Borile, aveva detto: «La mia donna in Prefettura».

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Il Gazzettino