Alessio, il 14enne che ha conquistato la Scala: «La danza è disciplina e sacrificio, ma mi rende migliore»

Alessio Alfonsi
ROVIGO - Dal Veneto alla Scala di Milano, grazie soprattutto a un anno di intensa preparazione all'Accademia della Danza di Rovigo. ...

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ROVIGO - Dal Veneto alla Scala di Milano, grazie soprattutto a un anno di intensa preparazione all'Accademia della Danza di Rovigo.


Si è realizzato da due mesi il sogno di Alessio Alfonsi, che a soli 14 anni ha visto aprirsi le porte della prestigiosissima Scuola milanese, dove lo aspettano anni di duro lavoro, fatiche, sacrifici, ma forse anche la realizzazione di tutti i sogni per cui si impegna da quando aveva solo 4 anni.

Come sei arrivato a questo risultato?

«Studio danza da sempre. Dopo 10 anni di scuola a Monselice, dove sono nato, ho deciso di iscrivermi all'Accademia della Danza di Rovigo, sotto la guida di Chiara Lamolinara, perché ho saputo che lei ha aiutato molti danzatori a superare importanti selezioni. È stato un anno davvero impegnativo e per di più segnato dalle mille difficoltà della pandemia: per un po' abbiamo potuto solo concentrarci sulla tecnica, perché eravamo tutti bloccati in casa, poi, come agonista, sono riuscito a prendere lezioni in presenza. Mi sono reso conto che questo percorso non mi ha migliorato solo nella danza, ma anche nella motivazione e nella maturazione personale».


Che problemi ti ha causato il periodo di Covid?

«Davvero molte difficoltà, soprattutto la rinuncia a un provino al Bolshoi perché in quarantena con mia mamma, che fa l'infermiera proprio nell'ospedale di Schiavonia. Per lei e i suoi colleghi, impegnati in prima linea contro questa terribile malattia, ho creato e diffuso un balletto sulle note di This bitter earth di Dinah Washington e Max Ritcher, che poi ha avuto risonanza nazionale».

Come è cambiata la tua vita da settembre?

«Quando ho saputo dell'ammissione ero al settimo cielo, perché so di essere entrato a far parte della miglior scuola italiana, il sogno di tutti i ballerini. Ho dovuto subito trasferirmi in un convitto assieme ai miei compagni di corso».

Come si svolge la tua giornata?

«La mattina ci sono le lezioni di danza e il pomeriggio frequento il secondo anno del Liceo coreutico. È una vita improntata alla disciplina e al sacrificio, ma mi rendo conto che i risultati sono tangibili. Ogni anno dobbiamo sostenere degli esami e, alla fine del percorso, ci saranno un diploma scolastico e uno artistico».

Riesci anche a tornare in famiglia?

«Certo, quando ci sono delle festività di alcuni giorni torno a casa, perché mi mancano la famiglia e gli amici di sempre. Le difficoltà non mancano, spesso sono causate dai trasporti pubblici, che mi costringono a lunghe attese o addirittura a ricorrere all'aiuto dei miei per avere supporto. Per un po' mi esibirò con il mio gruppo solo in teatri milanesi, come La Scala o gli Arcimboldi, ma non vedo l'ora di poter calcare anche le scene in Veneto e sentire il calore di chi mi vuole bene».
 

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Il Gazzettino