Scafista arrestato e liberato dopo 2 giorni. Zaia: «Il sistema ha fallito»

Immigrati arrivati su un barcone
TREVISO - È accusato di essere uno scafista mischiatosi tra i profughi per sfuggire alle forze dell'ordine. La Direzione distrettuale antimafia di Palermo non ha dubbi:...

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TREVISO - È accusato di essere uno scafista mischiatosi tra i profughi per sfuggire alle forze dell'ordine. La Direzione distrettuale antimafia di Palermo non ha dubbi: M.D., 27enne del Mali, è uno dei trafficanti di uomini tra la Libia e l'Italia. Era arrivato a Treviso nel 2011. Ospitato nella casa della Caritas di via Venier assieme agli altri profughi. Poi si era spostato in un altro paese europeo. Fino all'inizio di novembre, quando è tornato alla Caritas per il permesso di soggiorno. Nel frattempo la Dda di Palermo ha emesso un decreto di fermo. E a Santo Stefano la questura di Treviso l'ha arrestato: prima ha chiesto informazioni a don Davide Schiavon, direttore della Caritas, e poi l'hanno indotto a presentarsi in questura con il pretesto di consegnargli dei documenti. Ma per il giudice del tribunale di Treviso gli elementi trasmessi dall'antimafia non erano sufficienti. E così il 27enne è tornato in libertà dopo un paio di giorni. Ora è libero di circolare in base alla protezione sussidiaria (valida 5 anni) che gli era stata riconosciuta in attesa del permesso di soggiorno.


«Non si può spalare fango sulla Caritas - spiega don Davide - il ragazzo era arrivato qui nel 2011. Poi è andato via. È tornato ai primi di novembre. Ma è rimasto una sola notte. Non con i richiedenti asilo, bensì nell'accoglienza dei senza dimora. Non era uno dei nostri profughi». In questo lasso di tempo don Davide ha ricevuto la chiamata della questura: «La polizia ha chiesto informazioni su di lui e noi abbiamo detto quello che sapevamo. Non c'è stato alcun blitz per scovarlo: il ragazzo non è mai stato nostro ospite nell'ultimo periodo». Resta da chiarire cosa abbia fatto dal 2011 ad oggi. Secondo l'antimafia lo scorso maggio avrebbe guidato uno dei barconi della speranza dalla Libia a Lampedusa. «La vicenda conferma il fallimento totale del sistema di accoglienza predisposto da questo governo che riempie alberghi, caserme, appartamenti di fantasmi senza nome né storia - è il commento del presidente del Veneto Luca Zaia - servono leggi chiare e semplici che consentano a magistrati inquirenti di agire in fretta, senza incertezze né interpretazioni contro chi approfitta dell'ospitalità offerta per altri obiettivi». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino