Savio, rientro amaro in fabbrica: operai presto di nuovo in cassa integrazione

La produzione all'interno della Savio di Pordenone
PORDENONE - Si produrrà per tutta questa settimana. Poi scatterà nuovamente la cassa integrazione. Sul mese di febbraio c’è ancora l’incertezza:...

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PORDENONE - Si produrrà per tutta questa settimana. Poi scatterà nuovamente la cassa integrazione. Sul mese di febbraio c’è ancora l’incertezza: probabilmente ci sarà lavoro soltanto per due settimane. Il rientro in fabbrica - avvenuto ieri, dopo una allungata pausa natalizia decisa a dicembre proprio per fare fronte a un calo di commesse - alla Savio macchine tessili di Pordenone è avvenuto all’insegna di una visibilità ancora ridotta sugli ordini e sulla situazione del mercato asiatico. E se il 2019 si era chiuso all’insegna di una pesante riduzione dell’attività produttiva e un massiccio utilizzo della cassa integrazione il 2020 - almeno per il primo trimestre - non sembra tracciare una situazione molto diversa. Anzi, ad appesantire la situazione economica che vede l’intera filiera internazionale del tessile praticamente bloccata c’è ora anche il caos internazionale e geopolitico che sta coinvolgendo anche alcuni mercati importanti per la Savio. Le tensioni e i venti di guerra in Medioriente - che vedono in qualche modo coinvolta anche la Turchia - per Savio che esporta il 90 per cento della propria produzione non rendono facile le previsioni su investimenti e ordini da parte delle imprese. Inoltre, i recenti accordi sui dazi tra Usa e Cina (dove Savio è presente ormai da moltissimi anni) dovrebbero contribuire a sbloccare la situazione di stallo che ha caratterizzato tutta la seconda parte del 2019. Ma è chiaro che ci vorranno dei mesi affinché i patti sui dazi possano trasformarsi in nuovi ordini anche nel comparto del meccanotessile.


A RILENTO
È questo il quadro che è emerso alla ripresa dell’attività. Ieri il vertice aziendale del gruppo meccanotessile pordenonese ha incontrato il sindacato dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil proprio per fare il punto sulla situazione e per stabilire un calendario produttivo. Vista la situazione si è stabilito di lavorare questa settimana per poi “rientrare” in cassa integrazione nella settimana successiva. Sul mese di febbraio l’incertezza della visibilità sugli ordini non ha ancora consentito di stabilire la tabella di marcia. Ma non sembra che la situazione generale non migliori almeno nella prima parte dell’anno. Nell’immediato la cassa integrazione sarà utilizzata soltanto dal personale addetto alla produzione. Ma se sarà necessario “allungare” la cassa integrazione anche a oltre febbraio non è escluso che debbano fermarsi anche gli addetti “indiretti” alla produzione e pure una parte dei dipendenti amministrativi. Il sindacato non nasconde la forte preoccupazione per una situazione che si trascina ormai da molti mesi.

L’INDOTTO
Ed è proprio la continuazione di una fase di forte calo produttivo che ha messo in ginocchio anche le piccole società che forniscono componenti alla Savio. «Il problema - spiegano Fim, Fiom e Uilm - riguarda l’intero settore. Già nel 2019 la forte riduzione di settimane lavorate ha comportato disagi per i lavoratori. L’altro problema che potrebbe scoppiare è quello dell’indotto: ormai in alcune piccole realtà non arrivano gli stipendi e la situazione è molto grave». Nel frattempo prosegue il piano avviato l’anno scorso che prevedeva circa 70 esuberi con uscita anticipata dei lavoratori per la pensione.


Sono ancora una quindicina gli amministrativi che devono lasciare: per questo l’azienda ha avviato una procedura di mobilità volontaria. Ma la vera preoccupazione di azienda e sindacato in questo momento è legata alla ripresa dei mercati internazionale che sembra ancora di là da venire. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino