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MESTRE - Save ha preteso dalle compagnie aeree 17 milioni di euro in più di diritti aeroportuali per l'anno 2020. Ora il Consiglio di Stato, che si è espresso sull'appello del Gruppo gestore degli scali del sistema aeroportuale del Triveneto, ha posto la parola fine sulla vicenda e la Società dovrà restituire quei soldi: se già corrisposte, quelle parti di tariffe andranno ricalcolate e restituite oppure compensate a conguaglio per gli anni successivi. Sono tariffe chieste da Save ma non riconosciute come ammissibili da Enac, l'Ente nazionale aviazione civile. Quasi 17 milioni di euro (16 milioni 700 mila) per l'anno 2020 sono una cifra importante anche considerando che fu uno dei due anni in cui la pandemia di Covid colpì più duramente e le piste degli aeroporti si svuotarono: in quell'anno i ricavi totali dell'intercontinentale Marco Polo scesero a 60 milioni di euro dai 207 milioni del 2019, anno dei record di movimenti e passeggeri; e, in particolare, i ricavi delle tariffe aeroportuali crollarono a 36 milioni e mezzo rispetto ai 139 dell'anno precedente.
L'ACCORDO
I diritti e le tariffe aeroportuali sono quelle che il gestore dello scalo, ossia Save, incassa in base ad un Accordo di programma stipulato con Enac, rinnovato nel 2012: le compagnie aeree pagano, tra l'altro, per imbarco passeggeri, imbarco e sbarco merci, sicurezza sia per bagagli sia per viaggiatori, sosta degli aeromobili nei parcheggi, utilizzo dei finger (i pontili che collegano l'aereo con l'aerostazione), banchi dei check-in.
LE CONTESTAZIONI
Scendendo nei particolari, le contestazioni sulle tariffe applicate e ritenute inammissibili riguardano quattro fattispecie: un importo di 4.550.000 euro relativo all'ampliamento del terminal T1 e riferibile all'annualità 2017; uno di 10.288.433 euro, oltre ad attività supplementari per 1.232.211 euro, per l'affidamento dei servizi di ingegneria del lotto 2 dell'ampliamento del Terminal; alcuni costi definiti "maggiori oneri a carico del gestore sia passeggeri che aeroportuale" e "costi incrementali del lavoro per servizio di sicurezza" per 1,9 milioni (circa 376.000 euro annui) e 265.000 euro per i diritti 2020, che sono stati inseriti in tariffa da Save senza la previsione di una specifica disposizione normativa o regolamentare; e infine 800.000 euro relativi alle figure professionali che non sono state utilizzate nella gestione caratteristica corrente, quanto piuttosto nella attività da sovraintendere alla realizzazione di opere e recuperati in tariffa due volte. Save ha presentato più memorie e integrazioni e per il solo quarto punto aveva ammesso l'errore e si era impegnata a stornare 800 mila euro con conguaglio alle compagnie nell'ambito dell'elaborazione delle tariffe per il 2021. L'Autorità di regolazione dei trasporti ha disconosciuto la bontà del procedimento seguito da Save per arrivare alla transazione con la ditta appaltatrice riguardo a lavori al Terminal 1, e per l'affidamento di lavori aggiuntivi al contratto originario con il progettista OneWorks per il lotto 2 del Terminal; e ha quindi praticamente scomputato i costi di tali lavori dalla tariffa approvata per l'anno 2020, oltre ad aver bocciato l'aumento dei costi per i servizi di sicurezza.
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