VENEZIA - Non è il Veneto il modello di indipendentismo del partito dei Sardi. «Davanti a decenni di splendidi esempi di azione popolare e istituzionale in Catalogna e in...
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«Se di strumenti di autodeterminazione si deve parlare - spiega Sedda - riprendiamo allora dai migliori esempi europei. E ricordiamoci che se non si vuole usare l'idea del referendum in forma strumentale per puri consensi di parte o di partito, bisogna che questa posizione maturi supportata da un ampio strato di società sarda, compresa quella parte non indipendentista che riconosce però la legittimità di un pronunciamento democratico dei sardi sulla materia cardine della vita associata: la libertà di decidere».
Sulla richiesta di referendum il segretario del Partito dei Sardi chiarisce che «il punto non è se si debba fare un referendum d'indipendenza. Il punto è quando. Ma soprattutto come arrivare a quel referendum con il consenso della società sarda e con la concreta possibilità di vincerlo. Dunque, se le ipotesi di referendum di cui oggi si parla sono cosa seria siamo pronti a discuterne. Se si tratta di folklore non ci interessa. Perché il folklorismo indipendentista - argomenta Sedda - è il peggior nemico dell'indipendenza stessa, è ciò che rischia di far indietreggiare invece che avanzare il cammino di indipendenza nazionale dei sardi».
«Il Partito dei Sardi - conclude il segretario - ha troppo a cuore l'indipendenza per rischiare di bruciare il consenso che l'idea sta guadagnano presso i sardi sacrificandola per giochi di parte o progetti di corte vedute.
Il Gazzettino