Omicidio di Sara Buratin. Il dentista per cui lavorava la vittima: «Per me era come una figlia, non ha mai parlato di liti»

BOVOLENTA (PADOVA) - «Lei era il sole, era la luce per tutti noi, energica e felice. Nei 17 anni con Alberto non mi ha mai parlato né di un litigio, né di una...

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BOVOLENTA (PADOVA) - «Lei era il sole, era la luce per tutti noi, energica e felice. Nei 17 anni con Alberto non mi ha mai parlato né di un litigio, né di una parola storta. Niente di niente. Non ci sappiamo spiegare questa tragedia, non riusciamo a capire. Siamo solo devastati dal dolore che ci è piombato addosso». A parlare, stravolta, affacciandosi alla finestra di casa, è Angela Buratin, la sorella di Sara, che ora ospita la mamma Maria e la nipotina. La madre non vuole tornare a casa, lì dove Sara è stata uccisa. E tutti ora fanno quadrato sulla ragazzina che deve affrontare una perdita devastante.

A pensare a lei è anche Gianluigi Avventi, dentista di Padova per cui lavorava, come assistente alla poltrona, Sara dal lontano 2001. In uno studio per lui insolitamente vuoto e silenzioso, l’assenza di Sara ieri, primo giorno di apertura dopo la tragedia, era più palpabile che mai. «Sto rispondendo a decine di telefonate di pazienti che piangono per Sara. Lei, per me, era come una quarta figlia, a livello personale, e come il prolungamento del mio braccio destro, dal punto di vista lavorativo. Arrivata qua giovanissima, è stata il mio miglior rinvestimento professionale. Non sapeva fare niente, l’ho istruita ed è diventata bravissima.

Con il giusto carattere, la giusta empatia col paziente, ma anche una certa fermezza che la rendevano autorevole. Non so come farò senza di lei». Il dottore racconta come ha saputo della vicenda: «Martedì stavo bevendo il the, quando mi chiama mia figlia e mi dice che una Sara Buratin di Bovolenta era stata uccisa. Ho guardato le notizie on line e in un primo momento, forse sotto choc, ero contento che nella fotografia pubblicata non c’era il brillantino che le avevo impiantato su un dente poco tempo fa. Ho pensato che forse poteva non essere lei. Ma è stata solo l’illusione momentanea di chi non voleva credere a una cosa del genere».

«CI VEDIAMO»

Avventi ricorda: «Lunedì quando abbiamo finito gli appuntamenti mi ha salutato. “Ci vediamo” mi ha detto prima di uscire dalla porta. Come potevo pensare che non l’avrei più rivista?». Se avesse problemi familiari il dentista non lo sa: «Era davvero come una figlia, la confidenza era tanta, ma Sara era una ragazza riservata. Se voleva mi parlava lei delle cose, sennò io non chiedevo. In questi anni, però, non ho mai avuto sentori di problemi familiari, solo le preoccupazioni di una mamma di una ragazzina adolescente, negli ultimi tempi, com’è normale che sia». Ma no, nessuna “baruffa” in casa, nessuna notizia della separazione. «Lei lavorava per me anche nel mio studio nel Vicentino. Poi quando è diventata mamma ha mantenuto solamente l’impegno dello studio di Padova così aveva un paio di giorni a casa per curare la famiglia e le sue cose. In venti e passa anni credo non si sia presa complessivamente neanche una settimana di malattia. Era una perla e lo dico perché lo penso, non perché ora non c’è più. Il pensiero adesso di dover trovare un’altra assistente mi atterrisce, tanto che per far fronte all’emergenza di questi giorni ho chiesto a una mia vecchia collaboratrice di aiutarmi. Non me la sento nemmeno di dover fare dei colloqui». Avventi conosce bene le famiglie sia Buratin che Pittarello. «L’ultima volta che li ho visti tutti è stato per il funerale del papà di Sara. Tutte persone a modo. Anche Alberto. Ora spero che i nonni facciano quadrato intorno alla ragazzina perché avrà bisogno del sostegno di tutti per andare avanti, spero non ci siano litigi o contrasti per quel che è avvenuto. Ora bisogna concentrarsi su di lei».

 

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Il Gazzettino