L'omaggio a Sara Anzanello a 4 anni dalla morte: «Una festa, come avrebbe voluto»

In pomeriggio dedicato a celebrare Sara Anzanello, la campionessa di pallavolo scomparsa a 38 anni
PONTE DI PIAVE - Sono trascorsi ormai quattro anni, da quando, in nell’ottobre del 2018, la campionessa di pallavolo, Sara Anzanello, venne portata via da un male, a soli 38...

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PONTE DI PIAVE - Sono trascorsi ormai quattro anni, da quando, in nell’ottobre del 2018, la campionessa di pallavolo, Sara Anzanello, venne portata via da un male, a soli 38 anni. Lo ha ricordato, in questi ultimi giorni, anche il presidente della Regione, Luca Zaia, che aveva conosciuto e premiato la giovane atleta quando era presidente della Provincia. Di ruolo centrale, Sara era partita dal settore giovanile del Salgareda, la sua prima squadra. Poi, la tenacia e il talento l’avevano trascinata ai livelli più alti dello sport che tanto amava, arrivando a conquistare, con la maglia della Nazionale azzurra, il Mondiale in Germania nel 2002 e poi la medaglia d’oro nella Coppa del Mondo in Giappone nel 2007 e nel 2011.


Sabato scorso, nel palazzetto a lei intitolato, una partita fra la Nazionale trapiantati e dializzati Aned Onlus e la Nuova Polisportiva Vallonto ha voluto celebrare l’atleta in un intero pomeriggio dedicato a lei.
Con il cuore, era presente anche l’ex-pallavolista e grande amica di Sara, Raffaella Calloni.

Che effetto fanno queste giornate in ricordo di Sara?
«Sono momenti bellissimi, anche se emotivamente molto impegnativi. Sono sempre una festa, un divertimento, esattamente come lei avrebbe voluto per il suo spirito gioioso. E’ ancora tanto amata dalla gente e questo fa bene al cuore».

Dal trapianto avuto, nel 2013, è poi diventata ambasciatrice della donazione.
«Ogni anno, festeggiavamo quel suo “secondo” compleanno, ricordando l’intervento che l’aveva salvata. Lei ringraziava sempre il suo anonimo donatore che le aveva regalato più tempo di vita».

Quando ha conosciuto Sara?
«Avevo appena 18 anni, ero appena arrivata nella squadra del Novara. Lei era già una professionista avviata di A1 ed era il mio idolo. A poco a poco, fra noi è nata questa splendida amicizia che sento ancora»

C’è un momento particolare vissuto con lei?
«Sportivamente parlando, ricordo senz’altro due vittorie: quella in Coppa Italia con Villa Cortese e poi la Supercoppa a Novara. A restare in mente, però, sono le tante piccole cose che abbiamo condiviso nel tempo, gli allenamenti in palestra, il divertirsi insieme».

E’ ancora in contatto con i genitori?
«Certamente! Sento Nicoletta e Walter con affetto e appena riusciamo ci incontriamo. Con le amiche di Sara, abbiamo fatto loro una sorpresa quando le hanno intitolato il palazzetto di Ponte di Piave».

Qual è il messaggio che ha lasciato Sara?


«Quello di sorridere per vivere e di vivere sorridendo. Ne avevamo parlato proprio pochi giorni prima che ci lasciasse. Il suo libro “Chiamatemi ancora Anza” è ispirato proprio a questo».

 

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Il Gazzettino