Ischemia, muore a 43 anni: sulle epigrafi il messaggio delle figlie

Sara Ambrosin
NOVENTA DI PIAVE - «Era un vulcano, sarà difficile dimenticarla. La sua morte ci ha sconvolto». È un paese sotto choc, quello che deve iniziare a convivere con la morte di...

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NOVENTA DI PIAVE - «Era un vulcano, sarà difficile dimenticarla. La sua morte ci ha sconvolto». È un paese sotto choc, quello che deve iniziare a convivere con la morte di una giovane mamma. Noventa, il mondo del volontariato, quello della scuola in modo particolare, piange la scomparsa di Sara Ambrosin: aveva 43 anni. Colpita una decina di giorni fa da un’ischemia cerebrale, non si è più ripresa, nonostante i tentativi a più riprese dei medici dell’Ospedale dell’Angelo di Mestre. Donatrice Aido, è stato autorizzato l’espianto degli organi e così una parte di mamma Sara continuerà a vivere in altre persone.


Sposata con Leonardo Ribecco, occupato nell’Esercito, anche con missioni all’estero, aveva due figlie, Swami e Carlotta, di 6 e 12 anni. Per anni benzinaia alla Esso di Noventa, aveva fatto la stagione in una struttura alberghiera di Jesolo. Sempre molto attiva, «un vulcano» l’hanno definita, nel comitato genitori della scuola era sempre in prima linea. Quando poteva, da esterna dava anche una mano all’associazione "Arti & Mestieri creativi e manuali". «Si dava sempre tanto da fare», ricorda un’amica. «Era una persona molto cordiale e al tempo stesso molto schietta e sincera. Non faceva mai mancare il suo apporto dove c’era bisogno di realizzare delle iniziative».


A scuola è stato rispettato un minuto di silenzio quando si è saputo che mamma Sara non c’era più. E in molti saranno presenti ai funerali fissati per domani, lunedì, alle 15, nella chiesa "San Mauro" di Noventa, dove oggi, alle 20.30, sarà recitato il rosario. Con le figlie c’era un rapporto molto stretto. Non a caso nella epigrafe è stato riportato il pensiero della figlia più grande: «Mamma, io so che ti scoraggi quando trovi le mie tracce sui mobili e sui muri, rallegrati però perché sto crescendo e rimarranno solo un ricordo. Perciò io regalo le mie "impronte" perché tu possa, un giorno ben lontano, vedere com’erano piccole le mie mani al tempo in cui cercavo le tue». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino