Un mese dopo il tragico schianto, la forza di ricominciare dei sopravvissuti

VENEZIA - È passato un mese da quando l’Audi nera, lanciata lungo via Udine, falciò tre vite. In una frazione di secondo persero la vita Mattia...

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VENEZIA - È passato un mese da quando l’Audi nera, lanciata lungo via Udine, falciò tre vite. In una frazione di secondo persero la vita Mattia Antoniello, 2 anni, il papà Marco, 47 anni, e la nonna materna Mariagrazia Zuin, 64 anni, di Mirano (Ve). Sopravvissuta all’investimento, invece la madre del piccolo, Elena Potente. Camminavano sul marciapiede. Erano in passeggiata, diretti verso la piazza. Con loro anche il nonno di Mattia Lucio Potente, ultimo della sfortunata fila famigliare. Erano circa le 15.50, quando la vacanza finì in tragedia. 


CHIUSI NEL DOLORE
È passato un mese, il dolore è vivo e acceso e non potrebbe essere altrimenti. «È stata una tragedia terribile - spiega Riccardo Vizzi, consulente dello Studio 3 A, la società di risarcimenti a cui si sono affidati i famigliari - la famiglia ha accusato un colpo pauroso, ringraziano tutti per la vicinanza e per il calore mostrato durante queste settimane difficili». 
Per loro è iniziato un percorso durissimo: tornare alla vita. La normalità, dopo un terremoto di queste dimensioni, è qualcosa di estremamente complesso da ritrovare. «Stanno provando tutti ad andare avanti, ma è veramente difficile. Elena ha perso un figlio e il compagno, Lucio una moglie, un nipote e il genero, Marco ha perso madre, nipote e cognato. Ogni componente di questa famiglia ha perso almeno un punto di riferimento, a queste condizioni è difficilissimo ricominciare. Ce la faranno perché tra loro sono uniti e molto forti. Il pensiero che tra le vittime ci sia stato anche Mattia, che doveva ancora iniziare a ad affrontare la vita, è semplicemente devastante. Motivo per cui alcuni di loro stanno affrontando anche un percorso con dei professionisti per elaborare il lutto». 


ANGELIKA


Nessuna parola di odio, da parte della famiglia, nei confronti della donna alla guida, Angelika Hutter. «Non hanno mai detto nulla su di lei, partono dal presupposto che gli incidenti stradali possono capitare - continua il consulente - ma vogliono e pretendono che sia fatta verità su quanto accaduto quel giorno e che sia fatta giustizia. Il messaggio che vogliono lanciare è che tragedie come questa non debbano più ripetersi». 
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Il Gazzettino