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BELLUNO Una diocesi di santi e beati. E di alcuni candidati a diventare tali. Quando domenica prossima 4 settembre papa Francesco eleverà all'onore degli altari Albino Luciani, quest'ultimo troverà altri bellunesi con cui condividere tanta fama. E molti di essi, proprio come lui, provengono dall'Agordino.
LA LEGGENDA
La serie inizia a dire il vero con una leggenda che riguarda una fantomatica beata Avazia, di Listolade. Nel V secolo san Lucano o Lugano - cui in Agordino e altrove sono dedicate chiese e toponimi, arrivò in provincia dalla Val di Fiemme e paesino di Listolade conobbe appunto la beata Avazia o Vaza. Si legge sul sito concagordina.it: «La quale, ottenuto il permesso dal marito, si ritirò a vita eremitica sotto la direzione spirituale del santo. Sulla tomba di Lugano, presso Taibon, sorse una chiesa, che, distrutta da una valanga, fu riedificata nel 1635». In realtà Avazia sarebbe vissuta almeno cinque secoli dopo san Lucano e solo la fantasia popolare l'avrebbe fatta diventare sua contemporanea e figlia spirituale «perché condusse vita ascetica presso questa chiesetta, dove anche lei fu sepolta». San Lucano, peraltro, è l'unico santo di cui la diocesi di Belluno-Feltre conserva le spoglie che sono custodite nella cattedrale di Belluno e la cui festa si celebra il 20 giugno, giorno della traslazione del corpo nel capoluogo.
GLI ALTRI BEATI
Famosa è invece la figura del beato Bernardino da Feltre che è ricordato dal calendario nella data del 28 settembre.
IN ODORE DI SANTITÀ
L'elenco si completa con due bellunesi solo in odore di santità. Il primo è il trappista Padre Romano Bottegal: nato a San Donato di Lamon il 28 dicembre 1921, frequentò il Seminario a Feltre e a Belluno ed in quest'ultimo ebbe come vicerettore proprio don Albino Luciani. Seguì la vocazione monastica e come trappista visse in Terra Santa; in seguito fu eremita in Libano dove morì il 19 febbraio 1978. Padre Bottegal in questo momento è venerabile: ciò vuol dire che si è positivamente concluso il processo sulla sua vita e sulle sue virtù, ma manca il miracolo. Il secondo è il gesuita padre Felice Maria Cappello (nato a Caviola, in Comune di Falcade, l'8 settembre 1878 e morto a Roma il 25 marzo 1962), cattedratico all'Università Gregoriana di Roma e canonista di fama internazionale. Egli è un Servo di Dio, che è il titolo che si dà quando inizia il processo diocesano. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino