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VENEZIA Nel bel mezzo della corsa al Green Pass, e dunque alle vaccinazioni, la retromarcia sulle sospensioni dei sanitari non immunizzati. È polemica in Veneto dopo l'annuncio di Luca Zaia sul temporaneo stop delle procedure vista la carenza di personale: dal sindacato dei lavoratori pubblici, al centrosinistra in Consiglio regionale, fioccano le sollecitazioni al governatore affinché la legge venga subito applicata fino in fondo. Nel frattempo scoppia la grana degli infermieri e degli operatori sociosanitari stranieri: Azienda Zero li chiama, ma il nuovo decreto del Governo non ne ha prorogato l'utilizzo oltre la fine dell'anno, come invece chiedevano le case di riposo.
LA RESPONSABILITÀ
Il blocco delle 186 lettere a Treviso, per cui finora sono effettivi solo i 34 provvedimenti di Vicenza, ha scatenato il dietrofront tra gli inadempienti che si stavano convincendo, secondo i riscontri della Fp Cgil. «Lavoratori che si erano prenotati il vaccino, adesso hanno disdetto», riferisce la segretaria Sonia Todesco. «Non sappiamo come lunedì si comporteranno le aziende sanitarie aggiunge di fronte alla scelta politica di sospendere l'applicazione di una norma. Ci auguriamo che non seguano la strada indicata dal presidente che, oltre a delegittimare il Parlamento, facendo passare l'idea del Far West legislativo, ha già aperto il malcontento tra i sanitari che, qualche volta anche malvolentieri, hanno invece aderito e stavano aderendo alla vaccinazione, facendosi carico di un grande gesto di responsabilità sociale». L'organizzazione sindacale paventa rischi, in ambito civile e penale, nella mancata comunicazione dei nominativi agli Ordini professionali per mantenere in servizio gli addetti, a carico delle Ulss che pure potenziassero tamponi e dispositivi: «Dovrebbero assumersi responsabilità enormi di fronte al contagio del lavoratore o al primo caso di paziente contagiato da personale non vaccinato».
LO SCONTRO
Replica il leghista Zaia: «Nessuno ha detto che non daremo compimento alla legge.
L'AVVISO
Per cercare di tamponare la falla, Azienda Zero ha emesso un avviso pubblico di manifestazione di interesse, destinato a quanti sono in possesso della qualifica professionale di infermiere o di operatore sociosanitario conseguita all'estero. Gli elenchi saranno messi a disposizione delle aziende e degli enti del Servizio sanitario regionale, nonché delle strutture sanitarie private autorizzate o accreditate, purché impegnate nell'emergenza Covid. Incalza però ancora Todesco: «L'Emilia Romagna è uscita ancora a marzo 2020 con un avviso anche per i medici. Qui abbiamo aspettato fino ad ora e siamo senza medici, infermieri ed oss. Inoltre l'avviso è solo per la sanità pubblica e privata: perché non anche per le case di riposo?».
LA RABBIA
Intanto proprio le Rsa hanno appreso con delusione che, nel decreto istitutivo del Green Pass, non è stata inserita la prosecuzione dell'ingaggio degli infermieri extracomunitari oltre il prossimo 31 dicembre. Roberto Volpe, presidente dell'associazione di categoria Uripa, è furioso: «Prendiamo atto come oggi risultino vani tutti gli appelli fatti in questi mesi al ministro della Sanità, a tutti i parlamentari del Paese, a tutti presidenti delle Regioni, a tutti i sindaci e prefetti del Veneto. Il Governo nonostante l'impegno votato all'unanimità dal Parlamento, come promosso dall'onorevole veneto Giuseppe Paolin, ha disatteso il provvedimento di proroga». Volpe sottolinea che nel settore serpeggiano ora rassegnazione e rabbia. «Vediamo vanificarsi tutti gli sforzi fatti in questi mesi spiega nell'attivare contatti nei vari Paesi ove vi era personale infermieristico, che aveva dimostrato disponibilità ed interesse a prestare la sua opera nelle Rsa venete e di tante altre regioni. Al 31 dicembre dovremo quindi mandare a casa le centinaia di infermieri provenienti da questi Paesi che oggi sono alle nostre dipendenze e che, dopo le prime settimane di inserimento guidato, erano perfettamente integrate nelle nostre organizzazioni».
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