​Sanità in Veneto, per 7 su 10 prenotare è "missione impossibile". I dati dei sindacati sulle liste d'attesa

Liste d'attesa in Veneto
Tempi incerti e spesso eterni. Prestazioni specialistiche addirittura saltate. Cgil, Cisl e Uil pensionati accendono un faro sulle liste d'attesa in sanità, nel Veneto,...

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Tempi incerti e spesso eterni. Prestazioni specialistiche addirittura saltate. Cgil, Cisl e Uil pensionati accendono un faro sulle liste d'attesa in sanità, nel Veneto, denunciando la difficoltà di tanti cittadini a fare visite ed esami, dopo aver raccolto gli esiti di 3mila questionari tra gli iscritti da cui risulta che «per il 70% prenotare è un'impresa quasi impossibile».

In numeri assoluti, dalla ricerca curata da Chiara Gargiulo, risulta che 2.107 persone non sono riuscite a prenotare subito contattando i Cup delle Ulss: di questi, 1.586 avevano avuto garanzia di essere richiamati ma poi solo il 43% lo è stato effettivamente, mentre oltre la metà non ha più ricevuto alcuna comunicazione. Ancora: tra i 940, un terzo, che è riuscito a prenotare subito, solo il 59% dichiara che i tempi sono stati rispettati, escluse le urgenze. Mentre 861 di coloro che non avevano avuto la prenotazione, hanno deciso di pagarsi la prestazione con medici che ricevono "intramoenia", cioè privatamente ma sempre in ospedale, oppure presso centri e cliniche privati. Mettere mano al portafoglio, infatti, garantisce di fare la visita o l'esame entro pochi giorni risolvendo i problemi legati all'attesa troppo lunga o all'eccessiva distanza della sede indicata. La ricerca ha riguardato nella maggior parte dei casi (33%) la diagnostica per immagini, mentre per quanto riguarda la classe di priorità, il 40% delle richieste è stato di tipo D (entro 30 giorni), il 28% P (60-90 giorni), il 13% B (10 giorni). Esclusi dal computo gli interventi chirurgici programmati e gli screening oncologici prioritari.


RINUNCIA A CURARSI


«Il dato più preoccupante spiegano i sindacati è che 1.246 persone, circa il 60% di quanti non sono riusciti a prenotare, sono rimaste "ferme": significa che o sono in attesa di essere richiamate o hanno rinunciato alla prestazione. Non abbiamo modo di sapere con certezza chi rinuncia a curarsi, ma certamente c'è». «Le liste d'attesa in questa regione sono un nodo critico dice Elena di Gregorio dello Spi Cgil . Gli anziani e le persone a basso reddito sono tra i più danneggiati. C'è un problema di carenza di cure. Tuttavia solo il 18% dei cittadini si è lamentato: non sanno cosa fare o c'è sfiducia che diventa rinuncia. Giova ricordare che, in mancanza di prenotazione, la legge prevede che il cittadino possa chiedere la prestazione intramuraria pagando solo il ticket. È un percorso che va attivato: quando è stato fatto, magicamente la data è divenuta subito disponibile». Per Tina Cupani della Fnp Cisl, «i tempi molto lunghi incidono sulla salute. La filiera del sistema sanitario è a rischio nelle sue fasi di prevenzione, erogazione dei servizi, continuità assistenziale. Tanti anziani non curati vogliono dire maggiori accessi alle case di riposo, che spesso sono private. È necessario prevedere degli appuntamenti riservati per gli over 70 dando prestazioni vicine alla loro residenza. La lontananza ostacola le cure». Secondo Debora Rocco della Uilp Veneto, «resta da capire a che punto sia il piano di recupero delle prestazioni post pandemia, dopo che sono aumentate del 14% rispetto al 2019». Proprio lunedì scorso Cgil, Cisl e Uil pensionati sono stati ricevuti in Regione dall'assessore alla Sanità Manuela Lanzarin: «Per la prima volta ha ammesso che il problema delle liste d'attesa c'è ed è complesso». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino