Fuoco incrociato sulle nuove Ulss primo assalto del grande ex Tosi

Fuoco incrociato sulle nuove Ulss primo assalto del grande ex Tosi
La partita si è chiusa giovedì 26 a 21 a favore della riforma della sanità veneta. Le Ulss passano da 21 a 9 e, per la soddisfazione del presidente del...

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La partita si è chiusa giovedì 26 a 21 a favore della riforma della sanità veneta. Le Ulss passano da 21 a 9 e, per la soddisfazione del presidente del Veneto, Luca Zaia, le caselle dei supermanager che guideranno i nove centri gestionali della sanità sono già riempite e blindate da tempo. Ma quel pacchetto di 21 voti contrari promette tempesta, un vero e proprio tsunami di ricorsi e impugnazioni che le 110 ore di dibattito in aula spalmate in 33 defatiganti sedute del Consiglio di palazzo Ferro Fini hanno fatto solo minacciosamente lievitare. I sindaci del Feltrino e quelli della Bassa Veronese, per esempio, hanno già annunciato l’impugnazione al Tar.


Zaia inchioda le critiche a una riforma «che ci viene chiesta a gran voce da chi ci ha eletto» ma è quasi come un invito a non abbassare la guardia ora che la battaglia si sposterà in altre sedi.
Tra i primi a prometterlo è Flavio Tosi, grande ex (a cominciare dalla poltrona di assessore regionale alla Sanità) e attuale sindaco di Verona. Tagliente il suo giudizio, altrettanto decisa la sua intenzione di rivolgersi direttamente al governo. «Questa riforma è basata non su criteri di logica e razionalizzazione della sanità ma su criteri di bottega elettorale. In quanto rappresentante di una Comunità danneggiata dalla nuova normativa, chiederò al governo di impugnare questo provvedimento davanti alla Corte costituzionale».
Tosi fa nomi e cognomi di quella "bottega" a cominciare dal caso Bassano, ma alla fine anche lui si ritrova con un’unica Ulss. «Vuol dire che ci sono alcuni cittadini veneti trattati in un modo e altri cittadini veneti trattati in un altro».
Immediata la replica del governatore, ma quale penalizzazione per Verona «Qualcuno dice di sì, ma ad altri va bene così. È la maggioranza eletta democraticamente che ha scelto le nove Ulss».
E se il pentastellato Manuel Brusco adotta il concetto di veneti di serie A e di serie B, riferendosi a Bassano e al Veneto Orientale, e Cristina Guarda (Lista Amp) parla di «Squallida spartizione», Zaia ne ha pure per loro. «Nessuno può dire che non abbiamo aspettato che le opposizioni avessero modo di protestare e dire la loro. La nostra non è stata una scelta localistica, bensì abbiamo scelto i sette capoluoghi, più il Veneto orientale, che ha venti milioni di turisti e la realtà particolare di Bassano».
Amaro il sarcasmo del senatore dell’Udc, Antonio De Poli, «L’Ulss 15 Alta Padovana per il ministero della Salute è la prima d’Italia, il Veneto l’ha cancellata con un colpo di spugna».

Il sigillo di Zaia guarda alla sostanza: «Nessun criterio geopolitico, l’efficienza della sanità dipende dai reparti, dagli uomini e dai macchinari, non dall’ubicazione di un ufficio amministrativo in più o in meno».
A.Bu.
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Il Gazzettino