Ricoveri e prestazioni: nell'Ulss Dolomiti oltre 2.500 in lista d'attesa

Medici e prestazioni carenti in lista d'attesa
BELLUNO - Si torna a non aver paura di varcare la soglia dell'ospedale. Che sia per un piccolo intervento o per quella visita non urgente che era stata messa nel cassetto nei...

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BELLUNO - Si torna a non aver paura di varcare la soglia dell'ospedale. Che sia per un piccolo intervento o per quella visita non urgente che era stata messa nel cassetto nei due anni di Covid. Così, mentre da una parte l'Ulss Dolomiti è impegnata in una corsa ad ostacoli per smaltire prestazioni pregresse e per recuperare liste di attesa, dall'altra si assiste ad un picco di nuove richieste. Maggiori - e non c'è da stupirsi - rispetto al 2020 e al 2021. Ora si va verso la normalizzazione, ma gli ospedali bellunesi non viaggiano in discesa, anzi paiono dentro una tenaglia. Si diceva che si tratta di una corsa ad ostacoli tenendo conto che rispetto al 2019 (anno che la direttrice generale, Maria Grazia Carraro prende come riferimento, in quanto senza i condizionamenti portati dalla pandemia) l'azienda registra un calo (meno 49) di medici specialisti. Non si tratta di noccioline. «Ci mancano. E abbiamo grande bisogno di averne di più, anche perchè c'è chi, tra il personale, chi da tempo sta mantenendo ritmi alti è la premessa di Carraro, che aggiunge a proposito di nuovi arrivi di supporto - è vero che le scuole di specializzazione hanno aumentato i posti dei frequentanti, ma questi, a livello pratico, sono medici sì, ma non ancora pronti all'uso».


VISITE IN OSPEDALE
Sta di fatto che, nel frattempo, non si sta con le mani in mano. «Facciamo l'interesse del cittadino e ci stiamo impegnando, a proposito di visite ed interventi, in una sorta di taglia e cuci per rientrare nei parametri - afferma Maria Grazia Carraro - ricordo, a tal proposito, che, attraverso il Cup, è possibile prenotare con privati convenzionati. Lavorano in accordo con noi proprio nell'ottica di tentare di rimetterci presto in pari almeno con il pregresso». I reparti messi sotto al riflettore, a livello di carenze e difficoltà (e quindi con dei possibili rallentamenti rispetto alla data indicata sull'impegnativa), vanno dalla gettonatissima radiologia reparto sempre in affanno, in attesa comunque del nuovo primario che a luglio metterà il camice al San Martino - passando per oculistica, dermatologia e un settore specifico della cardiologia. E non va sottovalutata la sofferenza - per fortuna per lo più passata, ma non finita - in cui versano (e, soprattutto hanno versato) le unità di pneumologia e neurologia a causa delle attività collegate all'accoglienza di malati di Covid.
EFFETTO FISARMONICA

Rimasti congelati, perchè fagocitati dalle emergenze per Covid, sono state le visite ambulatoriali, ma pure altri tipi di interventi, anche chirurgici: «Al primo gennaio 2021 risultavano in galleggiamento 9500 prestazioni, a metà aprile ne avevamo recuperate già 8400». Insomma, comunque, ne mancano oltre mille. Il problema maggiore, a questo punto, sta nel fatto che intanto sono arrivate molte altre richieste. Pare di vedere: un accumulo che si assottiglia e un accumulo che cresce. «Di fatto questi ultimi due anni hanno scombinato molte cose» è il commento di Carraro. Gioco forza molte prescrizioni sono rimaste congelate, sia a livello ambulatoriale che per i ricoveri per interventi programmati. «Ben 2mila di questi ricoveri, sono stati interrotti, quindi, a causa delle urgenze che arrivavano via via. Di questi ricoveri è stato intanto recuperato il 25%. Ne rimangono da recuperare 1500. Ed è questa una percentuale in linea con la programmazione», conclude Maria Grazia Carraro. La direttrice non nasconde da una parte la consapevolezza che si è sulla strada della ripartenza a tutti gli effetti, e dall'altra non minimizza la curva, che in provincia di Belluno sta un po' salendo, di positivi per la variante Omicron C.

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Il Gazzettino