La Regione rimanda indietro gli atti degli ospedali friulani, scoppia la polemica e insorgono le opposizioni: «Manifesto della crisi»

Un reparto in ospedale
Non sono da rifare, ma è comunque uno stop. Gli atti aziendali degli ospedali del Friuli Occidentale, del Friuli Centrale, dell’area isontina nonché quelli del...

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Non sono da rifare, ma è comunque uno stop. Gli atti aziendali degli ospedali del Friuli Occidentale, del Friuli Centrale, dell’area isontina nonché quelli del Cro e del Burlo devono essere rivisti. Lo ha stabilito, con una lettera ufficiale, la Direzione centrale salute della Regione. In sostanza, il “cervello” della sanità del Friuli Venezia Giulia chiede alle singole Aziende sanitarie di modificare alcuni punti degli atti che fungono da guida.

Solo dopo che ciò sarà stato fatto, si potrà procederà all’approvazione. I documenti sono virtualmente tornati in seno ad Arcs per poi essere ritrasmessi alle singole direzioni generali. Immediatamente dopo la diffusione della notizia, il clima si è infuocato. « La bocciatura è un fatto grave e senza precedenti che oltre a mettere in difficoltà l’operatività delle aziende sanitarie, certifica palesemente l’assoluta ingovernabilità del sistema da parte dell’assessore Riccardi», tuona Moretti (Pd). «Il fatto - contrattacca la Cgil - conferma il giudizio fortemente negativo espresso dal sindacato pensionati della Cgil e dai comitati che avevano chiesto, a livello regionale e a Trieste, il ritiro degli atti. Quanto avvenuto conferma e rafforza anche il nostro giudizio negativo sull’assoluta indisponibilità dei direttori aziendali a confronti costruttivi e partecipati con le organizzazioni sindacali e le rappresentanze professionali della sanità». La Cisl chiede una cabina di regia. Il gruppo Cittadini parla di «cartina al tornasole di una crisi grave». Riccardi replica: «Chi parla di bocciature probabilmente non conosce il percorso ai quali sono sottoposti gli atti aziendali. Per il vicegovernatore proprio chi ora punta l’indice in passato sarebbe stato protagonista di episodi in cui saltavano da un banco all’altro le schede sulle quali erano contenuti i numeri dei primari delle singole strutture. Per l’assessore regionale quella stagione ormai è finita; la Regione non consentirà, a chi non ne ha i titoli, di inserirsi nel lavoro compiuto oggi dai professionisti senza quei condizionamenti del passato che, evidentemente, mancano adesso soltanto a chi li faceva». 

 

 

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Il Gazzettino