Ferie, poco personale, code infinite: arriva il mese terribile del Pronto soccorso. «Rischiamo lo stop»

Pronto soccorso
Quello della sanità d’emergenza del Friuli Venezia Giulia sembra essere un settore “maledetto”. Proprio ora che si sta allentando la pressione esercitata...

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Quello della sanità d’emergenza del Friuli Venezia Giulia sembra essere un settore “maledetto”. Proprio ora che si sta allentando la pressione esercitata sui reparti dall’ennesima ondata pandemica, arriva sulle spalle del (poco) personale rimasto in servizio il periodo più difficile dell’anno, rappresentato dalla prima quindicina di agosto, momento per eccellenza che in Italia - e anche in Friuli Venezia Giulia fa rima con ferie. Il problema è che nei reparti dedicati all’emergenza-urgenza questo spazio per riposare non ci sarebbe. E il rischio, come denunciato dai vertici sindacali di categoria, che molti Pronto soccorso della regione finiscano «paralizzati». 


IL QUADRO


Da Trieste a Pordenone, passando da Udine. Da domani si attiva una nuova emergenza e non se ne sentiva francamente il bisogno. Reparti, come quello del capoluogo della Destra Tagliamento, che già la scorsa settimana erano stati costretti agli straordinari (rispetto ai 40 anziani consueti ne avevano accolti sessanta) saranno ulteriormente sfidati dalla “mannaia” delle ferie da smaltire. Chi ha programmato bene all’inizio della bella stagione si salverà, mentre chi è stato costretto a concentrare le assenze nel mese di agosto rischierà grosso. «I Pronto soccorso - dichiara il sindacalista Alberto Peratoner (Aaroi) - stanno andando letteralmente malissimo. E con l’arrivo del mese di agosto c’è il serio rischio che le attività possano bloccarsi, soprattutto in quelli che sono i punti di intervento più periferici». Ma non sono al riparo nemmeno i grandi centri di primo soccorso della nostra regione. «Tanto che nell’ambiente - è la denuncia più rumorosa di tutte - si sta parlando della possibilità di chiudere alcuni siti in emergenza». 


LE RAGIONI


L’ultima borsa di studio che in regione faceva riferimento alla medicina di primo soccorso e d’urgenza, è andata praticamente deserta. Due posti assegnati a Udine, altrettanti a Trieste, cioè nei due poli universitari della regione. E di spazi ce n’era una ventina. Nessuno vuole più lavorare nell’ambito dell’emergenza. Turni massacranti, poco ricambio, soddisfazione economica che non tiene il passo del ritmo di lavoro. Queste le ragioni - elencate più volte – della crisi che sta piegando i Pronto soccorso. «I concorsi - ha aggiunto ancora Peratoner - si possono riaprire quando si vuole. Ma non si trovano persone». 


LA PROTESTA


Sullo stesso solco si inserisce la testimonianza di una donna pordenonese (Manuela Pivetta) che la scorsa settimana è stata costretta a vivere sulla sua pelle l’esperienza di un Pronto soccorso intasato di anziani. «Mi trovavo nel reparto di urgenza di Pordenone - ha spiegato - perché mio padre 82enne da una settimana aveva un piede molto gonfio. Il medico di medicina generale, dopo altre visite, mi ha consigliato di rivolgermi proprio al Pronto soccorso». Peccato, però, che si trattasse proprio dei giorni di maggiore pressione per il reparto pordenonese, con un netto aumento degli accessi tra gli anziani. «Io e mio padre - ha raccontato ancora la donna - siamo entrati alle 20 in Pronto soccorso. E siamo riusciti ad uscire dalla stessa stanza solamente alle quattro del mattino con una diagnosi di infezione al piede stesso. Ho visto una signora sentirsi male per la lunga attesa e mio padre era fuori di sé. Il personale è stato molto gentile ma la situazione è risultata davvero spiacevole». 

 

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Il Gazzettino