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UDINE - Il grido di aiuto dei medici, dei veterinari e dei dirigenti sanitari si è fatto sentire con forza, ieri, davanti all'ospedale Santa Maria della Misericordia al mattino, con il flash mob di protesta - comune a molti altri centri italiani - contro il processo di destrutturazione del sistema sanitario pubblico e a tutela dei suoi lavoratori (anche con critiche su alcune proposte sul tavolo del rinnovo contrattuale nazionale), e al pomeriggio, all'incontro dell'Intersindacale all'Ordine, dove le varie sigle hanno chiesto paghe più alte, orari meno massacranti e nuove forme di welfare. Sul piatto, ribadita da Giulio Andolfato (Cimo Fesmed), la richiesta alla Regione di investire i milioni risparmiati per le mancate assunzioni: «Nel 2022 11,6 milioni solo in AsuFc e 26 in regione, quando tutte le Risorse aggiuntive regionali sono 6,9 milioni. L'assessore Riccardo Riccardi ci ha detto che lo farà. Abbiamo un incontro a fine mese e vedremo se si andrà a nozze. Intanto, però, in AsuFc ancora non riusciamo a ottenere che l'Azienda paghi gli straordinari entro due mesi».
LE DIMISSIONI
In tre anni, nella sola AsuFc, se ne sono andati «per dimissioni volontarie» 631 sanitari: «189 nel 2020, 201 nel 2021, 241 nel 2022, in un continuo crescendo», ha sottolineato Liana Fabi (Fp Cgil Medici). Stessa musica in Asfo, dove i numeri sono saliti da 96, 95 a 158 nel 2022. Nello stesso triennio, in regione hanno lasciato in 3.368, «di cui 15.30 dimissioni volontarie, 1.261 pensionati. I restanti per mobilità in altre aziende fuori regione». E poi ci sono i dottori di famiglia che mancano, «114 in regione», che "pesano" per un bacino di quasi «150mila cittadini». E le esternalizzazioni di "pezzi" di Pronto soccorso, per i codici minori, ora a Udine e presto a San Daniele a Palmanova. «È una soluzione tampone per far fronte alla carenza di medici.
L'UNITÀ
La cosa più importante ieri, per i medici, non è stato solo contarsi, al flash mob, e vedere anche diversi primari, ma vedere confermata l'unità d'intenti. «Siamo tutti uniti al tavolo per manifestare la volontà di tutti di salvare il Sistema sanitario nazionale», ha sottolineato Riccardo Lucis (Anaao Assomed). «Il diritto alla salute si sta trasformando in merce, non venendo declinato e diventando oggetto di svendita ai privati, accreditati e non. Non possiamo permetterlo». Lucis ha anche rilevato la necessità di un aumento di posti letto, di «una medicina del territorio che cura, con una diagnostica di primo livello e che renda propri gli accessi in Pronto soccorso. E che dai Pronto soccorso si possa trasferire il paziente in reparto con l'aiuto della tecnologia utile a sgravare il medico dalla burocrazia». Ma il rappresentante di Anaao Assomed ha messo in luce anche l'esigenza, da un lato, di premiare i medici senior per evitare che fuggano e, dall'altro, di incentivare i giovani e i neoassunti per attrarli nel pubblico. Fari puntati da più parti sulla depenalizzazione dell'atto medico. Allargando il campo, Lucis ha anche sottolineato le condizioni complicate in cui si muovono gli specializzandi, con i paradossi per cui «due persone che dovevano prendere servizio dal 1. luglio al Gervasutta sono state bloccate dalla loro Università, di un'altra regione». L'Ordine ha dato tutta la sua solidarietà ai colleghi: «L'Ordine vi è molto vicino. La tutela dell'orario e della retribuzione fa parte del riconoscimento del nostro lavoro». Paolo Nadbath, consigliere Omceo, ha auspicato che in futuro, al tavolo, «ci siano anche i rappresentanti sindacali del territorio (ossia dei medici di base ndr), perché la sanità è tutta la sanità». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino