Sorella Agnese a 81 anni vive in Congo: «Salvo donne cannibali e suore perdute»

Suor Agnese con il sindaco Mario Conte
SAN ZENONE DEGLI EZZELINI - «Do alle suore perdute una seconda chance. E accolgo anche donne che praticavano il cannibalismo. Questa è la mia vita, questa...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

SAN ZENONE DEGLI EZZELINI - «Do alle suore perdute una seconda chance. E accolgo anche donne che praticavano il cannibalismo. Questa è la mia vita, questa è la mia vocazione». Tiene stretta una corona fatta con i semi della foresta congolese in cui vive, suor Agnese. E’ una donna piccina, 81 anni di forza spirituale. E la sua è una storia da raccontare. «Sono nata grazie ad un miracolo: dovevo morire durante il parto, ma mia madre pregò incessantemente e desiderava avere un figlio prete». Ci è andata vicino. Agnese Moretto nasce nel Veneto rurale e fedele, a San Zenone degli Ezzelini. 


LA VOCAZIONE
«Avevo le idee chiarissime: a quattordici anni ho chiesto ai miei genitori di poter diventare suora». Decisivo il suo incontro con Madre Teresa di Calcutta. «L’ho conosciuta a Roma negli anni Settanta». Chiede di incontrare Madre Teresa, le parla. «Lei mi guardò, mi sorrise e disse che potevo entrare nella congregazione. Loro mi avrebbero formato». Chiede e ottiene di abbracciare l’ordine delle suore di Madre Teresa e parte per Londra. «Dovevo anzitutto fare la formazione e poi imparare la lingua». Il primo incarico importante è a New York, dove Agnese diventa una suora del Bronx. Non si ferma davanti a nulla, non la spaventa nulla. «Ho vissuto vent’anni con Madre Teresa. Il suo crisma era il silenzio, la sua regola la mortificazione. Emanava un’energia naturale, pazzesca. Lei non chiedeva nulla, parlava l’indispensabile. Osservava, ascoltava». Mangiava con le novizie, non era circondata da nessuna aura di santità. «Stava e viveva con noi. Poi, negli ultimi anni, era spessissimo all’estero per perorare le nostre cause». Le suore di Madre Teresa fanno voto di povertà. «Non abbiamo nulla, ma non chiediamo nulla. Eppure nella vita io non ho mai conosciuto l’infelicità. Mi sento una privilegiata». Rigira il rosario liscissimo, una specie di talismano (lo toglierà per donarlo al sindaco Mario Conte, sinceramente commosso). 


NEGLI SLUMS


Oggi, a 81 anni, suor Agnese ha scelto di vivere a Butembo Beni in Congo. Sempre slums, ma sul limitare della Foresta, a quasi 2000 metri di altitudine sul Ruwenzori. «Sono arrivata qui perchè la situazione di queste campagne è terribile. Non c’è solo la guerra civile e l’indifferenza per la vita umana. Qui si pratica ancora il cannibalismo». E’ arrivata da sola, quattro anni fa. Ha trovato una popolazione decimata, che pratica ancora riti ancestrali cruenti. «In questo territorio è diffusa una religione tribale che prevede sacrifici umani e cannibalismo -ribadisce- stiamo salvando molti bambini e molti giovani. Ma la mia grande soddisfazione è quella di aver creato 11 nuove suore». Si tratta di donne indigene, nella maggior parte dei casi ex suore allontanate dalle congregazioni. «Donne allo sbando che avevano peccato ma che si sono pentite. A cui cerco di dare una seconda possibilità, e soprattutto del cibo e un tetto» spiega. Due novizie, invece, provengono dalle seguaci del cannibalismo. «Abbiamo salvato un bambino che stava per essere immolato. Non abbiamo avuto paura a guardare queste donne, a cercarle, a stare con loro. Ed è così che siamo riuscite a fare breccia». Ma la situazione rimane disperata: la vita umana ha un prezzo minimo, regnano povertà e disperazione. Oltre ad ebola. «Per questo con un gruppo di amici abbiamo creato un’associazione: stiamo costruendo un convento, una mensa, una scuola e una cappella». L’amministrazione di Treviso ha garantito degli aiuti e la raccolta di fondi durante le festività di Natale: i cittadini potranno unirsi alla sottoscrizione. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino