Genitori massacrati dalla figlia, la colf: «Se fossi entrata in casa avrei fatto la stessa fine»

La villetta a San Martino di Lupari dove si è consumato l'omicidio
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PADOVA - «Se Diletta Miatello mi avesse fatto entrare, sono certa avrebbe ucciso anche me. Dopo quello che è avvenuto sarebbe andata così. C’erano dei problemi in casa, ma non avrei mai pensato si potesse arrivare ad una cosa del genere. Non ho dormito per tutta la notte pensando alla signora Maria Angela, al signor Giorgio ed alla figlia Chiara, a quello che si è trovata di fronte». Profondamente addolorata, in alcuni momenti trattenendo il pianto, ripercorre i nove mesi da collaboratrice familiare ed in particolare quanto accaduto martedì mattina, la signora F. O., 57 anni, concittadina dei coniugi Miatello.



Genitori massacrati in casa

«Andavo da loro due giorni alla settimana, lunedì e giovedì dalle 9 alle 11 e dalle 15 alle 17, l’accordo di base, ma ultimamente c’era un passaggio quasi quotidiano. In meno di un anno si era creato un rapporto profondo e di estrema fiducia con la colf che descrive marito e moglie come «una coppia molto affiatata, dinamica, più giovanile degli 89 anni di lui e degli 84 di lei. Facevo alcune faccende domestiche, aiutavo a preparare la tavola e qualche piccola commessa, quando richiesta.

La figlia Diletta era fredda e glaciale

Presente tutte le volte che le era possibile anche la figlia Chiara che si è sempre data da fare moltissimo per mamma e papà mentre con Diletta, fredda, glaciale, pochissime parole, un saluto, e poi quando c’ero io lei se ne stava nella sua parte di abitazione. So che era in cura, spesso non andava alle sedute, dormiva molto di giorno. Non c’erano mai state violenze fisiche, verbali sì. A volte sono intervenuti ambulanza e carabinieri, una volta sono stata presente».

Visti vivi per l'ultima volta a Santo Stefano

La signora a Santo Stefano, lenedì 26, era passata a salutare marito e moglie, mangiando un panettone insieme e brindando. Erano come tutti gli altri giorni. Di li a poche ore tutto è stato stravolto. Il dramma con tutta probabilità nel cuore della notte, mentre i genitori dormivano. Giorgio al piano terra, in salotto. «Giovedì scorso era inciampato in un bar in paese. Aveva battuto la testa. É stato per un giorno in osservazione al pronto soccorso di Cittadella. Venerdì era stato dimesso, ma non riusciva a stare in equilibrio. Così abbiamo portato in salotto un letto singolo, la signora dormiva in camera. Data questa situazione, ci eravamo sentiti più volte».

Si arriva a martedì, con la colf che si è presentata poco prima delle 8. In casa doveva rimanere per un’ora. «Non avevo le chiavi, ho suonato il campanello, ma come capitava spesso non mi hanno risposto. Il cancello scorrevole era semi aperto, sono entrata, c’erano le luci di soggiorno e scale accese. Nessuna risposta neanche al telefono fisso. La porta dell’abitazione di Diletta era spalancata».

Lei è uscita con una cuffia da doccia ed una vestaglia, mi ha detto che aveva appena bevuto un caffè con i genitori che non avevano dormito e che ora riposavano e me ne potevo andare

«Non aveva nulla di strano. Alle 10 - continua la collaboratrice - mi ha chiamato la figlia Chiara. Aveva trovato la casa chiusa, nessuno rispondeva e purtroppo si era dimenticata le chiavi a casa e Diletta non c’era, mancava l’auto. Doveva lasciare dei soldi ai genitori, il papà non potendo andare in banca ne aveva bisogno. Mi ha raggiunta e mi sono offerta di portarglieli io. Alle 11,15 sono ritornata all’abitazione. Tutto chiuso. Mi sembrava strano che la signora non fosse sveglia. Ho chiesto ad una vicina di entrare in cortile con me. Abbiamo suonato, bussato, telefonato. Silenzio. Le luci erano accese. Ho chiamato Chiara, le ho detto che la cosa non mi quadrava e che era meglio ritornasse con le chiavi. Sono dovuta rientrare a casa, non ho potuto aspettarla. Mi ha chiamato alle 12,30 dicendomi quello che era successo».


 

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Il Gazzettino