San Donà, studenti "salvano" il mais cinquantino bianco: «Rischiava di scomparire, prodotto tradizionale veneto»

San Donà, studenti "salvano" il mais cinquantino bianco: «Rischiava di scomparire, prodotto tradizionale veneto»
SAN DONÀ - Scuola, famiglie, mondo del volontariato e Comune. Sono le realtà che hanno collaborato insieme per il recupero del mais della varietà cinquantino...

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SAN DONÀ - Scuola, famiglie, mondo del volontariato e Comune. Sono le realtà che hanno collaborato insieme per il recupero del mais della varietà cinquantino bianco che rischiava di scomparire, ed è diventato un prodotto tradizionale veneto. Stamane alle 10 nella sala Ronchi del Consorzio di Bonifica la presentazione del percorso che ha portato alla coltivazione e al riconoscimento come prodotto tradizionale, che risale a marzo scorso, pubblicato nella Gazzetta ufficiale su approvazione del Ministero dell'Agricoltura.

Studenti "salvano" il mais cinquantino bianco

L'iter per ottenere il riconoscimento è stato avviato dall'istituto comprensivo Nievo come capofila del progetto Ortinvista, in collaborazione con la Regione, che da otto anni coinvolge circa 1.500 studenti e 80 insegnanti dei tre istituti comprensivi di San Donà: Nievo, Schiavinato e Onor. Tutti sono impegnati nella coltivazione di orti scolastici e familiari, con una ventina di famiglie della zona che hanno messo a disposizione uno spazio verde.

«La denominazione cinquantino deriva dal fatto che cresce in cinquanta giorni e in passato rappresentava la principale forma di sostentamento per tante famiglie di agricoltori» spiega Patrizia Dalla Libera che coordina Ortinvista assieme al volontario Agostino Vazzoler. I semi rimasti qualche anno fa erano solo una manciata, custoditi dall'istituto sperimentale di cerealicoltura di Bergamo, in pratica la banca del mais. Tre le caratteristiche il cinquantino cresce senza l'apporto di tanta acqua. Alcuni semi erano stati affidati al mugnaio Mario Celeghin di Noventa che ha recuperato le sementi e si è impegnato nella sperimentazione. «Siamo partiti con due piante conferma Celeghin - ora siamo a circa 3mila metri quadrati. In passato di cinquantino c'erano circa cinquanta varietà, ora ne sono rimaste solo due: quello bianco che ha ottenuto il riconoscimento è tipico del Basso Piave. La collaborazione con Ortinvista è avviata da parecchi anni, specie per il recupero di vecchie varietà di mais che altrimenti rischiano di sparire dai nostri campi e orti».

«Il riconoscimento nasce grazie ad una collaborazione importante. precisa l'assessora all'Ambiente Lorena Marin Ortinvista è un progetto che è motivo di orgoglio per l'educazione alla sostenibilità, per il recupero di antiche colture e per il coinvolgimento attorno ai suoi orti di intere famiglie, nonni, associazioni, il Ceod, il Piccolo Rifugio e tanti altri attori della società sandonatese creando una vera comunità».
 

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Il Gazzettino