«Mi hanno picchiato a sangue davanti a tutti, ma nessuno mi ha aiutato»

Alem Saidy
​SAN DONÀ - Alem Saidy non è un ragazzo che si abbatte facilmente: lui che a 16 anni è arrivato in Italia a bordo di un camion frigo per cercare di sfuggire dalla guerra...

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​SAN DONÀ - Alem Saidy non è un ragazzo che si abbatte facilmente: lui che a 16 anni è arrivato in Italia a bordo di un camion frigo per cercare di sfuggire dalla guerra e dalla disperazione vissuta in Afghanistan, riesce persino a non spaventarsi delle botte che sabato scorso lo hanno mandato in ospedale, rischiando di fargli perdere un occhio.




Ma il comportamento della gente, quello che "non" è stato fatto quel pomeriggio, lo hanno rattristato e addolorato più di ogni altra cosa. «Nessuno ha chiamato le forze dell'ordine, ho dovuto arrangiarmi io a telefonare ai carabinieri», racconta.



Lui che aveva il volto insanguinato, una grave frattura allo zigomo e una lesione al setto nasale. «Ho chiesto ad un ragazzo di chiamare i carabinieri e lui mi ha risposto: "fallo tu"».



E dire che tutto è avvenuto in pieno giorno, alle 15.30 circa, in pieno centro, in via Ancillotto vicino al cantiere del teatro Astra. Su chi siano stati gli aggressori, c'è già un forte sospetto: nel recente passato, Alem è intervenuto per aiutare dei ragazzi di colore dalla prepotenza di un altro straniero, nel luogo di lavoro, e anche per questo l'uomo è stato poi licenziato.



La sua «nuova» famiglia, i Gianni, lo hanno accolto in casa, adottandolo. Giampaolo Gianni e la moglie Maria Pia sono molto impegnati nel sociale. «Sabato mi sono sentito battere sulla spalla - ricorda il giovane - e quando mi sono girato due persone mi hanno tenuto fermo e la terza mi ha colpito al volto con un tirapugni». Tre kosovari a quanto sembra. Quando è riuscito a divincolarsi, nonostante il grande dolore, ha provato a rincorrere l'aggressore, fino in piazza IV Novembre. «E nessuno è intervenuto». Il giovane è stato poi ricoverato e operato.



Intanto i carabinieri stanno procedendo con le indagini. Una testimonianza aiuterebbe e non poco ad arrivare all'aggressore ed a perseguirlo. Sulla vicenda il sindaco Andrea Cereser ha detto che si è trattato di «un episodio gravissimo e merita la massima riprovazione morale», ma ha preferito non commentare l'indifferenza denunciata da Alem. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino