Insulti sessisti all'arbitra, la società del giocatore squalificato per 10 giornate: «Mai pronunciata quella frase, è un bravo ragazzo»

foto d'archivio
SAN DONA' - «Si è colpevolizzato un bravo ragazzo per una frase che probabilmente non ha mai proferito». Ricorso protocollato. E’ la presa di...

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SAN DONA' - «Si è colpevolizzato un bravo ragazzo per una frase che probabilmente non ha mai proferito». Ricorso protocollato. E’ la presa di posizione del Calcio Cavallino, che si è schierata dalla parte del proprio tesserato, Matteo Vianello che, in occasione della partita valida per il campionato Juniores di calcio contro la Fossaltese, avrebbe offeso la direttrice di gara Alessandra Bellavere di San Donà di Piave con “insulti a sfondo gravemente sessista” e per questo squalificato per dieci giornate come indicato dal giudice sportivo. 


Ma da parte sua il calciatore ha già smentito di aver rivolto simili offese, spiegando di aver lasciato il campo dopo la squalifica, pur contrariato, e di aver seguito il resto della partita in tribuna. La frase incriminata, «le donne devono stare a casa a lavare i piatti», sarebbe stata udita dalla direttrice dagli spogliatoi. Per questo che nel ricorso già inoltrato agli organi competenti è stato allegato anche un elenco di persone, tra dirigenti e altre persone presenti alla partita, pronte a confermare che il calciatore squalificato in quel momento si trovava in tribuna. 
Ed è su questo aspetto che dovrà essere fatta chiarezza, soprattutto se la frase effettivamente è stata udita dagli spogliatoi anche perché la società ha fatto delle proprie verifiche ma senza raccogliere riscontri su quelle parole. Nel frattempo in casa gialloverde l’amarezza per l’accaduto è notevole e più di qualcuno, che presenta il proprio impegno a livello di volontariato, non esclude di terminare l’attività.

CALCIO CAVALLINO

«La nostra società – spiegano dal Calcio Cavallino - è una piccola realtà sportiva in un bacino di utenti molto modesto, circa seimila abitanti che, con fatica e sudore, porta avanti un progetto calcistico destinato soprattutto ai più piccoli. Oggi i nostri dirigenti, tutti volontari, sono estremamente amareggiati perché quello che appare è ciò che non è. Alcuni di loro meditano di abbandonare tutto perché ritengono di non meritarsi questo clamore. Qualcuno ci ha perfino invitato a chiudere tutto perché così non si può andare avanti».


Ad essere rinnovato è anche l’appello rivolto alla stessa direttrice di gara affinché ci possa essere un chiarimento su quanto accaduto. «Invitiamo l’arbitro a esporsi personalmente – proseguono i dirigenti del Calcio Cavallino - ad accettare il dialogo con la nostra società, a impegnarsi con noi a fare emergere la verità, bella o brutta che sia. Il nostro atleta giura che nessuna parola offensiva è uscita dalla sua bocca e noi crediamo a lui. Fuori dal campo si dicono spesso parole forti verso l’arbitro che sia donna o sia uomo. Non vogliamo giustificare. Dobbiamo però impegnarci tutti per far si che una partita rimanga una partita e non uno scontro tra avversari». E su questo fronte gli stessi dirigenti hanno ribadito che il loro impegno è massimo, sia nei confronti dei propri tesserati ma anche verso il pubblico. Non manca infine un appello al presidente del comitato regionale Veneto Lnd-Figc. «Ci rivolgiamo al presidente Ruzza, persona sensibile e esperta – concludono dalla società – affinché ci aiuti a chiarire la vicenda e a dare un giusto peso». 
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Il Gazzettino