San Donà, maltrattamenti in casa di riposo. Il grido di dolore di una figlia: «Mia mamma con lo stesso pannolone per 24 ore»

San Donà, maltrattamenti in casa di riposo. Il grido di dolore di una figlia: «Mia mamma con lo stesso pannolone per 24 ore»
SAN DONÀ - «Mia mamma restava con lo stesso pannolone per 24 ore, senza essere cambiata». È l'ennesimo grido di dolore di una figlia dopo gli arresti...

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SAN DONÀ - «Mia mamma restava con lo stesso pannolone per 24 ore, senza essere cambiata». È l'ennesimo grido di dolore di una figlia dopo gli arresti per le umiliazioni e le violenze afflitte ad alcuni anziani della casa di riposo Monumento ai Caduti. «Mi accorgevo che era lo stesso perché lo "segnavo" con un pennarello spiega - Ero sicura che fosse quello del giorno prima». E ora prova ansia, agitazione e tanta rabbia per dover andare in Procura e capire cosa abbia subìto la madre. La paura è che l'anziana di 89 anni sia una delle vittime degli "orchi" del Reparto Viola.

GLI ABUSI

«A breve sapremo quali abusi la riguardano, le lascio immaginare con che stato d'animo stiamo vivendo. Nei prossimi giorni andrò da un avvocato». Ma le preme che emerga anche la sua verità. «Con presidente, amministratore delegato e direttore di Isvo avevamo avuto diverse discussioni continua - Ci sono state diverse riunioni del Comitato dei familiari con verbali dove sono riportate tutte le segnalazioni. Richieste di aiuto cadute nel vuoto anche quelle rivolte al sindaco». E non le va giù che adesso qualcuno si presenti quasi mettendosi una "medaglia", perché lei le segnalazioni le aveva fatte. E poi il racconto. «Mia mamma era stata ricoverata nel 2016 nel Reparto Rosso: abbiamo chiesto il trasferimento al Viola, perché pensavamo ci fossero operatori più esperti, maledetta quella volta».

«Un po' alla volta - aggiunge - abbiamo capito che qualcosa non funzionava: dal punto di vista della gestione, dei controlli al personale, se un malato aveva dei problemi questo non veniva riferito. Qualche problema c'è sempre stato, ma la situazione ha iniziato a peggiorare nel 2018». E ancora. «Le sono stati somministrati dei barbiturici: ho gli esami del sangue da cui risulta, che non si vengano a dire che si tratta solo di sospetti. Una volta la guardia medica l'ha fatta portare in ospedale in ambulanza a causa di disidratazione». L'anziana continuava a dimagrire. «La pelle era disidratata precisa - Abbiamo dovuto "lottare" con la casa di riposo solo per poter andare a imboccarla. Soffriva di disfagia per cui serviva del tempo per imboccarla, chiedevamo che almeno ci facessero entrare per aiutare lei e lo stesso personale, ci hanno detto che gli operatori erano sufficienti, ma a noi non sembrava. Solo nell'ultimo mese ci hanno permesso di imboccarla. Purtroppo avevo conosciuto alcuni degli operatori coinvolti nell'inchiesta...». L'anziana è stata trasferita.

GLI INTERROGATORI

Ieri i quattro indagati interrogati dal giudice per le indagini preliminari di Venezia si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere, in attesa di poter conoscere in maniera più approfondita le prove raccolte contro di loro dal sostituto procuratore Andrea Petroni. Si tratta della coppia di sandonatesi finita in carcere, Fabio Danieli e la compagnia Maria Grazia Badalamenti, assistiti rispettivamente dagli avvocati Alberto Zannier e Marco Zampini, e le due operatrici alle quali sono stati imposti i domiciliari, Anna Pollazzon e Margie Rosiglioni (avvocati Roberto Zanata e Francesco Pavan). I difensori stanno valutando se presentare ricorso al Riesame per ottenere la revoca della misura cautelare: il termine scadrà alla fine della settimana prossima. Per oggi, intanto, è fissata l'autopsia sul corpo dell'anziana ospite della struttura.

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Il Gazzettino