«Non staccate la spina a Samantha», sit-in di attivisti di "Cristo per la vita"

Il sit-in
FELTRE - «Chiediamo ai medici, ma anche ai genitori di Samantha, di ripensarci. Potrebbe ancora svegliarsi». Sono queste le parole degli attivisti del movimento con...

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FELTRE - «Chiediamo ai medici, ma anche ai genitori di Samantha, di ripensarci. Potrebbe ancora svegliarsi». Sono queste le parole degli attivisti del movimento con Cristo per la vita, che ieri mattina si sono piazzati davanti all'ingresso dell'ospedale Santa Maria del Prato, con tanto di manifesti, per gridare ai medici di salvare la trentenne feltrina, ormai in coma vegetativo da quasi un anno, e di non staccarle la spina.



LA STORIA
La storia di Samantha, la giovane trentenne in come vegetativo irreversibile da quasi un anno è conosciuta. Una banale caduta, l'operazione al San Martino di Belluno, qualcosa che va storto e poi il coma vegetativo irreversibile. Da qui parte la battaglia legale della famiglia che vuole vengano rispettate le volontà che Samantha aveva espresso in vita, ossia nessun accanimento terapeutico. Volontà espresse verbalmente, ma mai scritte nero su bianco. È proprio per questo motivo che il destino della ragazza viene affidato al tribunale di Belluno. Nei giorni scorsi il giudice si esprime, nominando papà Giorgio D'Incà quale tutore di sostegno di Samantha. La famiglia ha quindi incontrato i medici martedì i quali hanno concordato sull'opportunità di staccare la spina quando la ragazza avrà una nuova crisi.

LA PROTESTA
Non tutti però sono d'accordo, ed anzi, sperano in un ripensamento dei genitori e dei medici che hanno in cura la ragazza. «Spezzare la vita a qualcuno non è degno di un paese che si definisce civile» afferma Ivano Rorato, uno degli attivisti del movimento con Cristo per la vita, che ieri, insieme ad un'altra attivista, è rimasto per buona parte della mattinata davanti al cancello d'ingresso del nosocomio feltrino. «Come movimento spiega Rorato -, giriamo un po' in tutta Italia per difendere la vita. Uno dei casi che abbiamo seguito, è stato quello di Eluana Englaro. Un caso per noi molto emblematico in quanto, una nostra aderente al movimento ha assistito Eluana mentre le provocavano la sedazione assistita. Questa dottoressa ci ha raccontato che quando la ragazza ha sentito che le staccavano la spina, ha avuto dei colpi di tosse incontrollati. La tosse non si comanda, e la dottoressa ha percepito che la ragazza avesse capito che stava per morire. Ecco, la stessa cosa si sta per ripetere qui nel bellunese con Samantha». Da qui la decisione di manifestare.
SEDAZIONE PROFONDA
«I genitori hanno deciso di sopprimere Samantha attraverso una sedazione profonda. I medici sono d'accordo nel farlo, senza rendersi conto che Samantha non è un vegetale, come non lo era Eluana prosegue l'attivista -. Loro hanno percezione di quello che accade intorno, sentono i rumori, le parole; a confermarlo tanti studi eseguiti su persone in coma ma anche su persone che dopo il coma si sono risvegliate. Ed hanno raccontato la loro esperienza».
L'OBIETTIVO

Rorato spiega quindi che «siamo qui per ribadire che Samantha non va uccisa con la sedazione. Tra l'altro, una fine orribile, perché morirebbe di fame e di sete, come Eluana Englaro o Terry Schiavo (un altro caso di cronaca degli anni scorsi). Samantha va trattata con amore, va curata con amore. E se Dio vuole potrebbe anche risvegliarsi, come già accaduto». L'attivista incalza: «Vogliamo sensibilizzare il personale medico. Un dottore, quando provoca la morte, sia per le persone in coma sia anche con l'aborto, va contro il giuramento di Ippocrate che ha fatto; ha giurato di difendere la vita, di spendere tutte le sue energie a sostegno della vita. Interrompendola lo tradisce». Medici che influenzano poi anche la popolazione. «I cittadini ascoltano i pareri di certi medici, che dicono che non c'è nulla fare e che è meglio mandare queste persone a miglior vita. Ma è una fine atroce, perché viene staccata l'alimentazione, la ventilazione. È una condizione orribile, non degna di un paese civile com'è l'Italia».
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Il Gazzettino