Salvini stoppa Maroni Lega unita sul modello lombardo-veneto

Salvini stoppa Maroni Lega unita sul modello lombardo-veneto
Matteo Salvini: «La Lega è una e la sua linea è una sola: prendere un voto più di Renzi e mandarlo a casa». Roberto Maroni: «La sintesi unanime del Consiglio Federale di...

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Matteo Salvini: «La Lega è una e la sua linea è una sola: prendere un voto più di Renzi e mandarlo a casa». Roberto Maroni: «La sintesi unanime del Consiglio Federale di oggi è il riconoscimento a Matteo Salvini per quello che ha fatto, l’impegno a sostenere la sua leadership nel movimento e non solo». Luca Zaia, Matteo Salvini e Roberto Maroni si presentano insieme alla conferenza stampa, al termine del Consiglio federale di ieri, per sottolineare la granitica unità del partito e candidarlo «al governo nazionale» dove - è Zaia a indicare la strada - «dobbiamo contrastare il neocentralismo di Roma».


L’unità della Lega, oggi, non è di facciata: il partito è tutto con Salvini e Zaia. Però ieri, in via Bellerio, la voce di Matteo Salvini si sentiva anche fuori della porta. Per quasi tre quarti d’ora il segretario s’è sfogato contro Maroni, ha elencato la sequela di distinguo, le continue prese di distanza, le punture di spillo in pieno stile Tosi con le quali il governatore di Lombardia ha cadenzato l’estate, culminando con un’intervista di pochi giorni fa in cui ribadiva che lui e Salvini, sulla bagatella del sindaco di Milano, la pensavano in maniera inconciliabile: lui, Maroni, chiedeva che l’alleanza per il Comune di Milano tenesse dentro anche Ncd, come accade nella giunta regionale lombarda, mentre Salvini non ci sente: lui, i «servi di Renzi» li vuole fuori da ogni futura alleanza. Nella sua tirata contro le uscite di Maroni, Salvini ha ricordato a Maroni che le divisioni danneggiano il partito, vanificano i suoi sforzi di conquistare la ledaership del centrodestra. E ha avvertito: «Con me la squadra unita, se no mollo tutto».



Non era una minaccia di dimissioni, quella di Salvini: il segretario sa bene di avere con sè tutto il partito. E infatti Maroni s’è prontamente allineato. «Dal Consiglio Federale ho ricevuto mandato ad andare avanti così - spiega il segretario - delle amministrative non abbiamo parlato: ci rivedremo lunedì prossimo». In realtà, la distanza sul caso Milano non è stata superata. «Se rispetta i patti, come Ncd sta facendo, in Lombardia non c’è nessun problema a governare con loro» concede Salvini. Però aggiunge: «A livello nazionale, è chiaro che se adesso arriva una manovra che massacra i Comuni, mica possiamo presentarci con chi li deruba». Con parole come queste, qualcuno pensa che Salvini, in un paesello come Milano, si presenterà alleato di Ncd? Sarà dura, per Maroni: il quale è già stato avvertito dagli alfaniani che se per loro non c’è posto a Milano, la giunta lombarda salta.



Ma Salvini e Zaia e tutto il partito sembrano ormai guardare a Roma. Non solo a Roma Comune, dove la Lega si presenta per la prima volta. Ma a Roma governo, allo scontro diretto con Renzi «nemico delle autonomie». Alla Lega non va giù il tour renziano in Veneto, il feeling esibito con gli industriali della locomotiva d’Italia, le promesse di applicazione dei costi standard annunciate da Renzi in tv nella complice trasmissione di Fazio ma, a dire della Lega, puntualmente disattese da mesi nella concreta azione di governo, la garanzia di tagliar le tasse ma - sarà un caso - sempre quelle che finanziano Comuni e Regioni. «Parte la scommessa per un’Italia migliore - annuncia Salvini - la nostra sfida è esportare il modello lombardo-veneto al governo nazionale». Non per nulla proprio Salvini aveva candidato Luca Zaia premier. Il governatore, si sa, vuole restare al suo posto in Veneto. Ma riconosce: «La Lega ha costruito un business-plan con un progetto serio di governo a livello nazionale. Siamo gli amministratori delegati dei territori e dobbiamo contrastare questa corrente anche culturale di neocentralismo che parte dalla Roma di Renzi». Un progetto di governo che - è molto chiaro a tutti, in Lega, e forse per questo Maroni è nervoso - è più veneto che lombardo, e ha la faccia credibile di Zaia. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino