La Lega commissaria sei segretari provinciali su sette in Veneto e, allo stesso tempo, lancia messaggi non proprio pacifici a Forza Italia. Questo il riassunto di una giornata...
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LE PRESIDENZE
Ma il primo passaggio istituzionale sarà la scelta dei presidenti di Camera e Senato. Salvini ha negato problemi con Forza Italia («ci vediamo questa settimana»), ma ha già lanciato segnali al Movimento 5 Stelle per dividersi le due massime cariche del Parlamento. «È giusto che decida chi ha vinto le elezioni, cioè Lega e M5S», ha rimarcato il capogruppo leghista uscente al Senato, Gianmarco Centinaio. Forza Italia invece sarebbe disposta a cedere una presidenza al Pd, come ha sottolineato anche il capogruppo uscente alla Camera Renato Brunetta: «È il centrodestra nel suo insieme che ha vinto e che potrebbe anche dire diamo una presidenza delle Camere al Pd, nella linea di un percorso da costruire, di un appoggio esterno al prossimo governo».
IN FRIULI
Nel dialogo a distanza tra Forza Italia e Lega una partita importante la gioca anche il Friuli. Forza Italia, pur di evitare di tornare a votare a breve, è disposta a fare di tutto. Il suo piano prevede di lasciare alla Lega il candidato in Friuli (dovrebbe essere Massimiliano Fedriga) e di strappare al Carroccio almeno un appoggio esterno ad un esecutivo di transizione qualora Salvini non trovasse un accordo politico in Parlamento. Senza un'intesa si rischia la rottura nel centrodestra. Berlusconi è pronto alle mani libere, tanto che qualche dirigente non esclude che possa addirittura partire un governo M5S con il meccanismo dell'astensione tecnica. Il Cavaliere ribadisce di non voler mai un'alleanza con i 5 Stelle ma nel nome della stabilità «Berlusconi potrebbe fare accordi anche con il diavolo», ipotizza un esponente nel centrodestra. E se la Lega volesse andare subito alle urne in FI si pensa a stringere un asse con Fdi: «La Meloni è in difficoltà, potrebbe fare la destra di FI».
IN VENETO
In questa partita a scacchi si inseriscono anche i nuovi equilibri all'interno del Carroccio Veneto. Ieri il consiglio federale presieduto da Salvini ha negato la tanto attesa deroga per i segretari provinciali veneti eletti in Parlamento. Per tutti, quindi, arriverà il commissariamento. Dovranno quindi lasciare il proprio posto il bellunese Paolo Saviane eletto in Senato; il veneziano Sergio Vallotto (Camera); il padovano Andrea Ostellari (Senato); il vicentino Erik Pretto (Camera), il veronese Paolo Paternoster (Camera) e il trevigiano Dimitri Coin (Camera). Gianantonio Da Re, segretario nazionale, però getta acqua sul fuoco: «Nessuna sorpresa - dice - il nostro Statuto è chiaro. Però in quelle province dove si andrà al voto per le amministrative (Treviso e Vicenza ndr) il commissario verrà nominato solo dopo le elezioni. Non cambierà quindi niente. Altra cosa: i commissari li nominerò io, quindi stiano tutti tranquilli che la linea già tracciata non cambierà». Capitolo congressi: «Tutti i segretari, a parte Dimitri Coin appena rinnovato, sarebbero stati in scadenza entro settembre ottobre - continua Da Re - quindi i commissari dovranno accompagnare le province ai congressi. Stessa cosa varrà per Treviso, ovviamente. I congressi si faranno non prima di ottobre-novembre». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino