Salvini: «Il contributo di 5.000 euro? Chi ha certi stipendi ringrazi e basta»

Il leader a Venezia: "Nessun obbligo, ma certi sindaci danno tutto"

Matteo Salvini a Venezia
VENEZIA - Piazza San Marco, plateatico del Caffè Quadri: il segretario federale Matteo Salvini va a concludere la sua due-giorni di campagna elettorale in Veneto. Calle del...

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VENEZIA - Piazza San Marco, plateatico del Caffè Quadri: il segretario federale Matteo Salvini va a concludere la sua due-giorni di campagna elettorale in Veneto. Calle del Pestrin, corte di Palazzo Ferro Fini: i consiglieri regionali della Lega entrano per iniziare l'ultima seduta d'aula prima della sosta estiva. Li separano appena 500 metri, ma soprattutto i 5.000 euro chiesti da via Bellerio ai territori per sostenere la corsa alle Politiche. «Non parlo di soldi, ognuno darà quello che vuole dare», prova a stemperare la polemica il leader. «Invece bisogna parlarne, perché se non ci vengono date delle spiegazioni, noi non paghiamo», rilanciano tesserati storici come Fabiano Barbisan e Fabrizio Boron.


CLIMA
Il botta e risposta avviene nel giro di pochi minuti, ma rigorosamente a distanza, nella reciproca inconsapevolezza delle rispettive dichiarazioni. L'assessore Francesco Calzavara e il vicepresidente Nicola Finco, per dire, apprendono casualmente della presenza di Salvini a Venezia mentre si trovano al bancone del bar interno, durante una pausa dei lavori consiliari: «Non sapevamo che il nostro segretario fosse qui. Il contributo per i candidati? Non abbiamo ricevuto nessuna comunicazione diretta, aspettiamo informazioni dal gruppo». Il clima è di attesa. «Tutto quello che so, l'ho appreso dal giornale», assicura Sonia Brescacin, alludendo al caso svelato dal Gazzettino. Nei corridoi non si parla d'altro, le battute sui bonifici si sprecano. «Magari qualcuno ci dirà qualcosa, ma per ora niente Iban», afferma Marzio Favero. L'unico a disporre delle coordinate bancarie, stando alla telefonata ricevuta dagli uffici di Milano, è il capogruppo di Liga Veneta per Salvini premier Giuseppe Pan, così com'è accaduto in Friuli Venezia Giulia all'omologo Mauro Bordin. «Non sono stato contattato», ribadisce invece Alberto Villanova, capo della formazione Zaia Presidente, nonché portavoce dell'intergruppo Lega-Liga Veneta.


QUATTRINI
Più o meno negli stessi minuti, Salvini vorrebbe spegnere subito i fuochi, sotto la prima pioggerellina d'agosto. Ma poi il leader finisce per tirare una stilettata ai consiglieri regionali, pur senza nominarli: «In un momento di difficoltà economica per milioni di famiglie, io penso che chi prende stipendi da migliaia di euro al mese debba solo ringraziare e lavorare. Però non mi occupo di quattrini, noi non abbiamo banche, sindacati o poteri forti alle spalle. Ognuno di noi dà liberamente il suo contributo, ci sono sindaci in Veneto che prendono 500 euro di rimborsi al mese e li danno tutti alla Lega per fare attività politica. Quindi ognuno sceglierà in base alla sua coscienza: io non obbligo nessuno a fare niente controvoglia».


CONTI


Punti sul vivo, i leghisti eletti con Luca Zaia non ci stanno a passare per tirchi. Sbotta ad esempio Barbisan: «Questa richiesta è fuori dai sentimenti. Da sette anni ogni mese verso 1.200 euro per il funzionamento del movimento, ma alle Regionali dai parlamentari in carica ho ricevuto zero. Lo dico da imprenditore: se chi tiene i conti della campagna elettorale, non li sa far quadrare, è meglio che il partito cambi il cassiere». Boron torna alla carica: «Mi devono spiegare la logica di questo contributo. Ma siccome una logica non c'è, non credo che riceveranno tanti sì. Per quale motivo dovrei finanziare un candidato che magari, siccome ha i santi in paradiso, può contare pure sul collegio sicuro?». Aggiunge poi Roberto Bet: «Noi contribuiamo già mensilmente con 1.200 euro alle casse della struttura, in aggiunta al versamento forfettario effettuato al momento dell'elezione. Ora chiedo che venga formalizzata la questione, per capire i motivi di questa iniziativa». In riva al Canal Grande va così. Manca solo l'ironica provocazione di Stefano Valdegamberi: «Sono pronto a pagare anche 100.000 euro, ma voglio il posto sicuro in Parlamento...». E scoppia in una risata delle sue.

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Il Gazzettino