Rachele, 25 anni: «Così ho salvato quell'uomo dal treno lanciandomi sui binari»

La fermata Mestre-Ospedale
Rachele S. ha 25 anni, vive a Zelarino e giovedì sera - di ritorno dallo stage in uno studio di grafica a Conegliano (Treviso) - ha salvato la vita ad un uomo. Anche se...

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Rachele S. ha 25 anni, vive a Zelarino e giovedì sera - di ritorno dallo stage in uno studio di grafica a Conegliano (Treviso) - ha salvato la vita ad un uomo. Anche se lei, ora in Ortopedia all’ospedale dell’Angelo, minimizza emozionata e felice: «Ho solo cercato di aiutarlo», racconta. Ma quello che raccontano i fatti è che Rachele S. ha rischiato la sua vita per salvare quella di un uomo che non conosceva e di cui non sapeva - e non sa - nulla. L’estrema sintesi dei fatti è questa: giovedì sera, verso le 20, un treno che stava entrando nella stazione di Mestre Ospedale urta due persone, un uomo e una ragazza. Entrambi si salvano, dovranno fare i conti con una lunga prognosi, ma ce la faranno. I colori a una storia di cronaca nera, li mettono le parole di Rachele: «Stavo tornando da lavoro, sono scesa dal treno e ho visto un gruppo di persone sul marciapiede, attorno a un uomo - ricorda - Lo stavano aiutando e quando sono arrivata mi hanno detto che era sdraiato sui binari e l’hanno portato in salvo. Non appena la situazione ha iniziato a calmarsi, le altre persone sono andate a casa mentre io sono rimasta. Ho scritto a mia mamma e sono stata con lui - continua Rachele S. - L’ho fatto sedere su una panchina, ci parlavo, lui mi rispondeva “Perché mi aiuti, sono extracomunitario?”.

«Gli ho detto che non c’era nessuna differenza e che sarei stata lì ad aiutarlo. Lui era strano, si vedeva che non stava bene». A un certo punto, mentre Rachele cerca di tranquillizzarlo ancora di più, quell’uomo - un trentacinquenne romeno senza fissa dimora con qualche precedente penale sulle spalle - si alza, fa qualche passo e cade di nuovo sui binari. «Non sapevo che fare, anche perché avevo sentito che stava arrivando un treno sul nostro binario». Rachele ripercorre quegli istanti interminabili in un secondo di silenzio, e poi dice tutto: «Sono scesa sul binario, ho provato a spostarlo tirandolo per il corpo, per le gambe, mentre il treno si avvicinava. Mi sembrava tutto surreale». Lei però non ha pensato un attimo a risalire sul marciapiede: «Ho tentato di spostarlo fino all’ultimo, poi è passato il treno e non ricordo più nulla. Io so solo di essermi schiacciata sul marciapiede in cerca di riparo e sono stata colpita ad una gamba. Quando il treno è passato ho visto che l’uomo era ancora lì, è stato incredibile, avevo paura che fosse stato schiacciato. Poi sono arrivati i soccorsi». Ad aiutare il salvataggio anche la prontezza del macchinista del treno che, dopo essersi accorto di quanto stava succedendo davanti a lui, ha tirato il freno a mano rallentando la corsa del convoglio. Rachele è stata operata ad una gamba nella notte tra giovedì e ieri: «ho una frattura alla tibia e una ferita alla coscia, ma poteva andare peggio», sorride. Il trentacinquenne ha diverse fratture, anche lui è stato operato all’Angelo e non è più in pericolo di vita. «Sto bene, ho il personale dell’ospedale a fianco a me che è gentilissimo, li ringrazio tutti. Volontariato? No, non ne ho mai fatto ma mia mamma è infermiera e forse qualcosa ho preso». Al telefono della casa di Zelarino risponde la mamma di Rachele, Adriana: «Giovedì sera mi ha scritto un messaggio quando di solito sale sul bus - dice la mamma - Mi ha spiegato che avrebbe tardato perché stava aiutando una persona. Poi non l’ho più sentita e abbiamo capito tutto quando ci hanno chiamati la polizia e i medici dell’ospedale. Per fortuna è andato tutto bene. Quando le ho parlato - chiude mamma Adriana - lei ha minimizzato, ha cercato di addolcire la pillola per cura nei nostri confronti: diceva che non era successo nulla, ma non è vero. Siamo orgogliosi di lei, lo siamo sempre stati».

 

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Il Gazzettino