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VENEZIA - «Salvasicilia approvato. Roma ore 5.30». Brusco risveglio per la Lega-Liga veneta, ieri prima dell'alba: il post su Facebook di Tommaso Calderone, deputato messinese di Forza Italia, ha annunciato che grazie al suo emendamento alla manovra, la Regione a statuto speciale potrà spalmare in dieci anni, anziché in tre, il debito di 866 milioni di euro contestato dalla Corte dei Conti durante la presidenza di Nello Musumeci. «Cioè quello stesso ministro che adesso fa le pulci al Veneto virtuoso sulla sua legittima richiesta di autonomia: questa è una presa in giro», sbotta Alberto Villanova, capogruppo degli zaian-leghisti a Palazzo Ferro Fini.
IL DISAVANZO
Pensare che Villanova, commentando sui propri canali social il voto nella commissione Bilancio della Camera, stava per mordersi la lingua: «Però il problema dell'Italia è il Veneto che chiede l'autonomia. Meglio se sto zitto», aveva scritto il numero uno dell'intergruppo Lega-Liga a corredo della notizia che la Regione Siciliana sarà «autorizzata a ripianare in dieci anni a decorrere dall'esercizio 2023 il disavanzo e le quote di disavanzo non recuperate, relative al rendiconto 2028, anche per le quote ricadenti negli esercizi finanziari 2019 e 2020 ancora non ripianate». Poi però Calderone ha voluto esplicitare la valenza della sinergia azzurra con cui è stata accolta l'istanza dell'attuale governatore forzista Renato Schifani: «Il mio esordio da deputato nazionale è un meraviglioso regalo per la mia terra. Il Salvasicilia serve a tutti i siciliani. Nessuno escluso. Per essere più chiari: la approvazione dell'emendamento libererà centinaia di milioni che il Governo siciliano potrà investire per la Sicilia e i siciliani».
LA RABBIA
A quel punto il pur pacato Villanova non è più riuscito a trattenere la rabbia, già trapelata dopo l'intervista di Musumeci pubblicata dal Gazzettino, secondo cui l'autonomia differenziata dovrà procedere di pari passo con il presidenzialismo e con il rafforzamento di Roma Capitale, perché il Governo «non deve avere fretta, ma fare l'interesse degli italiani». Ha attaccato infatti il leghista: «Noi abbiamo chiuso il bilancio in tre giorni con sacrifici ed economie, e senza aumentare le tasse, ma ora ci sentiamo dire che vogliamo spaccare l'Italia da chi ha i conti in rosso. Voglio sperare che il silenzio della Lega a livello nazionale sia una tattica per ottenere una compensazione per il Veneto. Ma per quanto mi riguarda, non si può tacere: è una presa in giro».
A parlare è stato anche il consigliere regionale zaiano Fabrizio Boron: «Il Veneto ha approvato il bilancio in soli tre giorni.
I GOVERNATORI
Intanto della riforma si è occupato ieri sera il programma Porta a Porta su Rai 1, ospiti anche i governatori Luca Zaia del Veneto e Michele Emiliano della Puglia, oltre a Roberto Papetti, direttore del Gazzettino. Ha detto Zaia: «Non possiamo procedere a macchia di leopardo, risolvere tutti i problemi di Roma Capitale e dimenticarci che il Paese ha anche altre regioni. Mi sembra che la specificità e l'unicità di Venezia valga quanto quella di Roma, a livello internazionale. Allora, Venezia va aiutata dando l'autonomia al Veneto». Emiliano ha sostenuto la necessità di trasferire le risorse «in base al costo standard», ma ha chiuso la porta all'autonomia differenziata nell'istruzione: «La scuola non può diventare regionale, altrimenti sarebbe una catastrofe». La replica del leghista: «L'Italia è a due velocità per colpa di una gestione centralista e assistenzialista che ha deresponsabilizzato molte aree del Paese e i risultati sono sotto agli occhi di tutti. È tragico pensare che ci siano cittadini di alcune regioni del Sud costretti a farsi la valigia per curarsi fuori regione. La mala gestio al Sud ha fatto danni ingenti e l'autonomia oggi è sdoganata definitivamente, è prevista dalla Costituzione non una invenzione di un partito».
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Il Gazzettino