Sakè veneto "made in Porto Viro": è fatto con il riso del Delta del Po

Barbara Pullara e Stefano Albertin brindano con il loro sake veneto fatto con il riso del Delta del Po
PORTO VIRO - Nasce a Porto Viro il primo sake veneto, realizzato con il riso del Delta del Po Igp. Ad ideare “Pila”, un prodotto inedito che mira a puntare i...

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PORTO VIRO - Nasce a Porto Viro il primo sake veneto, realizzato con il riso del Delta del Po Igp. Ad ideare “Pila”, un prodotto inedito che mira a puntare i riflettori sulle tipicità locali, sono stati i due imprenditori Stefano Albertin e Barbara Pullara, fermamente convinti che il territorio possa esprimersi in infinite possibilità. Attraverso il sake l’intento è promuovere le eccellenze agroalimentari del Delta, ma anche lanciare un segnale di rivalsa, soprattutto per i giovani, di una terra a lungo bistrattata.

«L’idea è nata dopo aver assaggiato un sake preparato con il riso pavese – spiegano Barbara Pullara e il marito Stefano Albertin, mastro birrario e beer sommelier, che gestiscono a Porto Viro il “Capolinea 309”, un locale dove alla loro produzione brassicola artigianale abbinano i piatti della tradizione - . Conoscendo il valore dei nostri prodotti abbiamo voluto realizzare un sake con il solo riso del Delta del Po Igp, aromatizzandolo con un luppolo coltivato sui Monti Lessini. Il risultato è veneto al cento per cento e piace molto».

FRIZZANTE
A differenza della bevanda giapponese, che va servita calda ed è liscia, “Pila” che accompagna aperitivi o piatti come baccalà, ostriche, mitili, formaggi ma anche risotti al tastasale, è frizzante e si esprime al meglio fresca, tra i 7 e i 9 gradi. Inoltre, a conferire uno specifico carattere è la contaminazione con il settore brassicolo grazie ai sentori aromatici erbacei, balsamici e floreali dei luppoli. Per poter ottenere a tutti gli effetti un sake, il riso subisce processi specifici di sbiancatura e di fermentazione. «Per prima cosa avviene la levigatura in cui si perde circa il 40 percento del peso iniziale: è un procedimento che prende il nome di “seimai buai” e consente di eliminare la parte in eccesso di proteine e grassi ed aumentare la quantità di amido e di purezza. Poi si cuoce il tutto a vapore e si fa riposare in una stanza a temperatura controllata con un alto tasso di umidità dove si crea il koji, un elemento fondamentale affinché avvenga la fermentazione».

RISO CARNAROLI
«Abbiamo scelto nella preparazione appositamente il riso Carnaroli del Delta del Po Igp che ha delle proprietà organolettiche uniche, perché coltivato dove l’acqua dolce del fiume incontra quella salmastra del mare: è uno dei migliori d’Italia».


Non a caso “Pila”, che è già stato gustato ed apprezzato in diverse regioni, è un chiaro omaggio proprio a queste terre: «Pila è il luogo in cui veniva impilato il riso nei primi del Novecento e da cui, per via fluviale, partivano le barche per portarlo nelle barchesse delle grandi ville venete. Volevamo restare legati in tutto e per tutto al territorio, abbiamo anche ottenuto l’autorizzazione da parte del Consorzio di Tutela per riportare nell’etichetta la dicitura del “Riso del Delta del Po Igp” che utilizziamo. Ci siamo sempre sentiti dire che la nostra zona è depressa, noi invece riteniamo di essere sopra ad una montagna d’oro coperta dalla sabbia: ora abbiamo semplicemente cominciato a cercare».
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Il Gazzettino