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SACILE - Prima della brusca scomparsa, avvenuta per lo più negli anni 70, le sagre paesane erano indiscusso punto d'incontro e socializzazione in tutti i centri della provincia. Ci si andava per trovarsi, ballare, mangiare, scalare o veder scalare l'albero della cuccagna. A Sacile se ne contavano parecchie, e forse per questo genere di divertimento luglio era il mese vissuto più intensamente. «Si cominciava la prima settimana del mese con la sagra di San Odorico. Non se ne abbiano a male gli abitanti del quartiere, ma quel santo non è nemmeno inserito nel calendario liturgico». Così ricorda Mirella Missinato, sorella minore dei gemelli fotografi, ma forse a quella mancanza nei confronti del Santo in realtà nel tempo si è poi provveduto. Ad oggi un San Odorico del Patriarcato di Aquileia, risalente a 700 anni fa, trova un suo posto nel calendario liturgico francescano. Certo, lo si ricorda nel freddo gennaio, il 14, e non nel più caldo luglio, ma c'è.
SAN LIBERALE
A Sacile lo stesso mese estivo si chiudeva con la festa di San Daniele, alla chiesetta di Topaligo, ma di sicuro la sagra più frequentata era quella di San Liberale. Eloquenti, da questo punto di vista, le foto di Bepi Missinato che mostrano una vera e propria folla ai piedi della cupola. «Fino agli anni 70 c'erano anche altre manifestazioni o tradizioni che poi si sono perse», ricorda Mirella che cita il puntuale arrivo in Foro Boario del circo Heros (proprio con la "acca"): «Era della famiglia Togni, restavano a Sacile anche un mese intero».
SPARITE
Non tutte le sagre sacilesi furono recuperate dopo che per un periodo quasi tutte si spensero, praticamente dimenticate. Testimoniate dai ricordi di Mirella e dagli scatti del fratello Bepi ci sono anche la Fiera bovina e quella del vino. La prima era detta di Santa Croce, l'altra soccombette alla più fortunata sagra di Casarsa della Delizia. «Ad un certo punto perfino la banda sacilese andò a suonare alle cantine casarsesi e allora fu chiaro che la partita era persa», ricorda Mirella. Entrambe queste manifestazioni chiusero i battenti intorno alla metà degli anni 60.
IL FIUME
Della pluricentenaria Sagra dei osei si scrive da sempre. Non tutti però si ricordano o sanno, magari per una questione d'età, che durante quell'appuntamento veniva allestito dal Genio militare uno speciale ponte di barche che consentiva ai sacilesi di attraversare il loro fiume. Veniva attrezzato più o meno all'altezza della passerella oggi chiusa perché da rifare. Nella stessa zona della Livenza, Missinato catturò l'immagine di colei che passò alla storia cittadina come "l'ultima lavandaia", una signora che ancora a metà degli anni 70 era solita lavare i panni nel fiume. Uno scatto del 62 ricorda il fiume anche come buona occasione per una gita domenicale su un'imbarcazione di stazza rilevante, non proprio una barchetta. Chissà se sarà una consuetudine che i sacilesi potranno ritrovare in un prossimo futuro, del resto l'imbarcadero che suscita tante polemiche è in costruzione.
(le foto di Bepi Missinato sono state gentilmente concesse dalla figlia Eloisa)
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Il Gazzettino