Confcommercio ai sindaci: «Non date permessi per le sagre, è concorrenza sleale ai ristoranti»

Mangia e bevi, una sagra
MESTRE - «Cari sindaci, non date permessi a sagre e feste estemporanee che fanno concorrenza sleale alle nostre attività di ristorazione senza lasciare nulla al...

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MESTRE - «Cari sindaci, non date permessi a sagre e feste estemporanee che fanno concorrenza sleale alle nostre attività di ristorazione senza lasciare nulla al territorio». Le restrizioni della pandemia si stanno (si spera) allentando e la Confcommercio veneziana non perde tempo per tornare alla carica contro gli eventi organizzati nel territorio, con quei chioschi e, a volte, veri e propri capannoni dotati di cucine che vampirizzerebbero bar e ristoranti. Con una lettera inviata a tutti i 44 sindaci della Città metropolitana di Venezia, Massimo Zanon, presidente di Confcommercio Metropolitana e di Fipe Venezia (la federazione dei pubblici esercizi) chiede lo stop alle autorizzazioni agli eventi promossi da privati su suolo pubblico, che prevedono la somministrazione di cibo e bevande «senza avere alcun legame né con il contesto della città, né col calendario di iniziative, la storia e le tradizioni dei luoghi che le ospitano».


LUNGA BATTAGLIA
Una battaglia che Zanon combatte ormai da decenni, ancora da quando era presidente mandamentale della Confcommercio portogruarese (fine anni ‘90 del secolo scorso), denunciando i “sorpassi a destra” compiuti dalle feste paesane a svantaggio dei locali storici dei vari centri. «Al pur legittimo interesse del profitto non può non corrispondere il rispetto e l’attenzione per il territorio – torna a spiegare oggi –. Questi operatori sono soggetti a norme meno onerose, ma propongono prodotti o servizi simili, per qualità e varietà, a quanto proposto dai ristoratori e dai pubblici esercizi di un determinato posto. Serve una regolamentazione».


SEGNATI DALLA CRISI
Nella lettera-appello ai 44 sindaci non poteva mancare un passaggio sugli ultimi due, drammatici anni, dal quale si sta uscendo a fatica: «L’auspicio che lo sforzo di tutti, cittadini, Amministrazioni e operatori economici potesse condurre ad un effettivo, definitivo controllo della pandemia e a un ritorno alla normalità, sembra ormai una prospettiva reale e prossima - continua il presidente della Confcommercio veneziana -. I pubblici esercizi, dai bar ai ristoranti, ai locali da ballo, attività che sono da sempre un simbolo della socialità, stanno per sperimentare l’efficacia sperata dei tantissimi sacrifici compiuti: chiusure, riduzione di personale, perdita dei clienti...». Il tutto senza contare che, per uscire dall’emergenza, i locali hanno dovuto seguire regole ferree ed applicare straordinarie misure igieniche e di controllo. «E anche nei mesi futuri sarà fondamentale continuare a seguire le disposizioni delle autorità sanitarie e degli Enti locali - ricorda Massimo Zanon -, mentre allo scenario terribile che speravamo di esserci lasciati alle spalle, è ora seguita una situazione economica estremamente pesante dovuta alla crescita esorbitante dei costi di gestione per l’aumento incontrollato dei costi energetici e delle materie prime».


LA RICHIESTA


Ed ecco, allora, la richiesta ai primi cittadini veneziani: «Va valutata l’opportunità di adeguare la calendarizzazione di eventi come sagre e feste locali, evitando quelle più estemporanee, non rispondenti a requisiti di storicità e tradizione, e non in grado di garantire tutte le norme igienico sanitarie, anche del personale volontario coinvolto, ed il rispetto dei nuovi standard di prevenzione - chiede Zanon -. Così come quegli eventi, promossi da soggetti privati, di natura straordinaria e non collegati ad un programma di celebrazioni, che di fatto si traducono in un’attività di ristorazione, realizzando unicamente il fine economico, senza lasciare alcuna risorsa sul territorio. Quale sarà altrimenti il prezzo da pagare? Elusioni, anche intermittenti, della regola di concorrenza possono determinare la definitiva chiusura di un pubblico esercizio e, con essa, la perdita per la collettività di un valore economico durevole e di un valore sociale, culturale e di presidio, in particolare nei Comuni di minori dimensioni».
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Il Gazzettino