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LONGARONE - Non sarà una trattativa facile quella che le organizzazioni sindacali intavoleranno nelle prossime settimane con la proprietà Safilo per cercare di far fronte agli annunciati 118 esuberi che scatteranno dal prossimo primo aprile. L’azienda infatti non nasconde la volontà di chiudere la partita, iniziata nel 2019 con la sottoscrizione di un accordo, licenziando le persone che non rientrano più nel progetto aziendale. Dall’altra invece i sindacati che vorrebbero che la Safilo utilizzasse ancora gli ammortizzatori sociali ed evitasse così gli esuberi. La trattativa, iniziata la scorsa settimana, proseguirà anche questa settimana, con un nuovo incontro previsto per domani, giovedì 17 febbraio. Al momento non sono previste manifestazioni o scioperi: la volontà è quella di condurre una trattativa pacifica che possa portare buoni frutti. Il quadro della situazione è stato presentata a tutti i lavoratori nella giornata di lunedì nel corso delle assemblee tenute dai sindacati all’interno dello stabilimento di Longarone.
GLI ESUBERI
La settimana scorsa le organizzazioni sindacali hanno incontrato i vertici aziendali, che hanno comunicato l’intenzione di dare seguito all’accordo siglato nel 2019 e che prevedeva l’uscita di 400 lavoratori.
AMMORTIZZATORI
Durante le assemblee, oltre a mettere sul piatto il problema, si è iniziato a ragionare anche sulle contromisure da mettere in atto. La prima cosa che i sindacati cercheranno di fare è quella di convincere l’azienda a proseguire anche dopo il 31 marzo con un qualche ammortizzatore sociale. In questi anni infatti, grazie a questi strumenti, ben 250 persone se ne sono andate volontariamente. Con più tempo a disposizione magari altri lavoratori potrebbero, per motivi loro, decidere di lasciare.
ALTRE IPOTESI
Ma questa non è l’unica idea che i sindacati hanno in mente e che hanno presentato lunedì nelle assemblee. Un’altra ipotesi sul piatto è quella dell’attivazione dei contratti di solidarietà; in soldoni, questi contratti prevedono che nessuno rimanga a casa e che tutti i lavoratori rimangano in azienda lavorando però meno. La seconda ipotesi è quella di chiedere alla proprietà di far rientrare nel sito produttivo di Longarone quelle produzioni che attualmente sono in capo ad altri siti così da far rimanere il personale. Infine, l’ultima ipotesi è quella di chiedere all’azienda di aumentare gli incentivi economici per far uscire volontariamente quelle 141 persone che ancora sono “in più” per la proprietà. Chiaramente i lavoratori, nel corso delle assemblee, hanno condiviso queste proposte, ora sarà da capire quale sarà la risposta della proprietà. Per farlo bisognerà attendere l’incontro in programma domani. Quello che è certo è che tra i lavoratori c’è grande apprensione e preoccupazione. Il fatto che questo momento, prima o poi, sarebbe arrivato era cosa ormai nota da anni, ma la speranza è sempre stata quella che in questi due anni qualcosa potesse cambiare. Così però non è stato e la tegola è caduta su tutti. Non resta quindi che sperare nella trattativa che i sindacati condurranno nelle prossime settimane. (e.s.)
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Il Gazzettino