In vent’anni persi 259 preti: le parrocchie devono unirsi

Continua l'emorragia di sacerdoti, la crisi di vocazioni sembra inarrestabile
PADOVA - Unire le forze per resistere. Fare rete per continuare ad essere un punto di riferimento. È la strada che stanno imboccando le parrocchie padovane per fare fronte...

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PADOVA - Unire le forze per resistere. Fare rete per continuare ad essere un punto di riferimento. È la strada che stanno imboccando le parrocchie padovane per fare fronte a un problema sempre più grande: il crollo costante del numero dei preti. I motivi? Da un lato l’età media sempre più avanzata senza un adeguato ricambio generazione, dall’altro l’innegabile crisi delle vocazioni. E l’emergenza Covid, con 7 decessi e decine di sacerdoti costretti a saltare le messe a causa della quarantena, ha dato un’ulteriore mazzata. 


IL CONFRONTO
Se nel 2002 i preti della Diocesi di Padova erano 839 e nel 2019 erano scesi a 736, oggi siamo arrivati addirittura a quota 580. Dal ventottenne Nicola Cauzzo di Limena al novantottenne Nello Castello di Solesino: sempre meno e sempre più anziani. L’età-media è di 65 anni e solo nell’ultimo anno i preti morti sono stati 25. 
Il numero di parrocchie è sempre rimasto fermo a 459 e di queste 10 sono rette da religiosi come ad esempio Santa Giustina e Praglia con i monaci benedettini, Buonpastore con i rogazionisti, San Camillo con i camilliani e Crocifisso con i dehoiani. 


IL CAMBIAMENTO
Gli effetti sono evidenti: se un tempo eravamo abituati ad avere un parroco e un cappellano per ogni realtà, ora i parroci sono solamente 276. La metà. Ecco perché moltissime parrocchie stanno decidendo di puntare sulle unità pastorali condividendo i preti in servizio, i programmi da mettere in atto e le attività per i fedeli a partire dal catechismo. 
Vent’anni fa le unità pastorali erano solamente 4 e coinvolgevano 15 parrocchie, poi nel giro di un decennio sono salite a 19 e la crescita non si è più fermata. Oggi le unità pastorali sono 30 e le parrocchie in rete sono addirittura 124. In un ventennio è cambiato il mondo, anche quello religioso. E il vescovo Claudio Cipolla sta cercando di adattare la nuova organizzazione a questa situazione. Un’organizzazione che prevede in diversi casi anche un’inevitabile riduzione delle messe.


I PERCORSI DI FORMAZIONE
L’ordinazione dei preti avviene dopo sei anni di seminario maggiore, a cui si arriva dopo aver frequentato il seminario minore ma c’è anche la possibilità di frequentare un anno formativo alla Casa Sant’Andrea, la comunità vocazionale del seminario. Il problema sta ovviamente a valle, nelle classi dei seminari. Fino ad alcuni decenni fa si contavano classi di ordinati che superavano i 30 preti. Oggi il seminario maggiore di Padova conta 24 seminaristi, il seminario minore di Rubano una decina: a giugno quest’ultimo verrà chiuso e intanto si è reso molto prezioso per ospitare i bambini orfani scappati dalla guerra in Ucraina. 


IL QUOTIDIANO
Il risultato è che sta cambiando profondamente anche il rapporto tra parroci e fedeli: prima i preti giravano quotidianamente di casa in casa, oggi i lutti e la preparazione di un funerale sono diventati quasi gli unici motivi di profonda frequentazione tra un sacerdote e una famiglia. 


Se prendiamo in esame i 580 preti diocesani scopriamo che oltre ai 276 parroci si contano 15 preti in missione (vent’anni fa erano più del doppio), 29 vicari parrocchiali e 65 collaboratori parrocchiali. I rimanenti preti sono impegnati in altri servizi oppure ritirati per motivi di età e di salute. Il mese prossimo saranno ordinati sei nuovi preti. Sei ragazzi pronti ad entrare in una Diocesi in profonda trasformazione, per stare al passo con i tempi.

 

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Il Gazzettino