«Senza turisti russi da due anni e ora la guerra: erano il 5 per cento della nostra attività»

Il Grand Hotel Savoia
CORTINA D'AMPEZZO - I turisti russi mancano a Cortina da un...

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CORTINA D'AMPEZZO - I turisti russi mancano a Cortina da un paio di anni. A risentirne sono soprattutto gli alberghi di alta gamma, il settore del lusso, i negozi più esclusivi, gioiellerie e boutiques. La guerra in Ucraina complica ulteriormente i rapporti con un mercato importante. «Quella russa è una clientela che ha sempre dimostrato elevate capacità di spesa – conferma Roberta Alverà, presidente dell’associazione albergatori Cortina – il russo è sempre stato un ottimo ospite per le nostre strutture più prestigiose, così come per tutti i servizi del lusso, ma anche per i migliori negozi del ricco centro commerciale del paese. Dopo essere stati penalizzati dal Covid-19 per cinque stagioni, ora c’è quest’altra problematica che si profila all’orizzonte. La guerra è un evento di tale portata che non coinvolge più soltanto il turismo, ma ogni aspetto della nostra vita: condifiamo tutti che si vada verso la pacificazione, e in fretta. Lo speriamo anche per noi, per le nostre attività». Sulle caratteristiche del mercato russo, Alverà ricorda: «Sono stati per molti anni ospiti importanti, nel periodo delicato di gennaio, quando loro festeggiano il Natale e il Capodanno ortodossi. Quello russo è un turismo prettamente invernale, non è una clientela per l’estate. Lo abbiamo perso nel 2021, per le consegueze della pandemia Covid-19; i russi non sono venuti neppure quest’anno, non potevano, perché i vaccinati avevano utilizzato il loro Sputnik, non riconosciuto in Italia per la validità del green pass, quindi ne sono arrivati davvero pochi. Ora guardiamo con speranza al prossimo inverno: confidiamo che per allora siano passati tutti i problemi, dalla pandemia alla guerra». Il paradosso è che i russi erano subentrati proprio agli americani: «E’ così – conferma la presidente Alverà – perché hanno cominciato ad arrivare numerosi proprio negli anni in cui avevamo perso molti contatti con gli Stati Uniti, così hanno riempito quel vuoto. Si può stimare che dalla Russia provenisse circa il 5 per cento dell’attività turistica di Cortina: è una quota rilevante, se si pensa al breve periodo delle loro vacanze, a gennaio, inoltre va tenuto conto del tipo di clientela, con elevate capacità di spesa, rispetto al numero di persone». Negli anni d’oro gli albergatori di Cortina organizzavano in ogni dettaglio il soggiorno degli ospiti. Nonno Gelo arrivava anche in Ampezzo, accompagnato dalla Fanciulla della neve, per portare i doni ai bambini russi, personaggi tradizionali del Natale ortodosso. Molte strutture si erano attrezzate al meglio, per accogliere i clienti russi, che apprezzavano questa attenzione. Gli alberghi più grandi avevano personale che parlava russo, in grado di fornire tutte le informazioni; i menù erano scritti con i caratteri cirillici; ci si adeguava agli orari di questi ospiti; si stampava materiale informativo. «Gli ospiti russi amano la cucina italiana, vengono qui anche per questo, però chiedono di avere comunque piatti che richiamino la loro tradizione culinaria per le feste – racconta un albergatore ampezzano – le usanze permangono, anche se decenni di regime sovietico hanno modificato molto la cultura di quel grande paese. Sono sempre più appassionati di sci, sia in pista, sia freeride. Amano molto i lunghi caroselli, le escursioni nelle valli vicine, nei comprensori del Sella Ronda, a Plan de Corones, il Giro della Grande guerra. Amano avventurarsi in escursioni». I timori riguardano anche gli investimenti di potenti finazieri russi in valle; all’iniziale hotel Lajadira si è aggiunto il vecchio Ampezzo, in fase di radicale ristrutturazione, anche se al momento il cantiere è fermo. L’ultimo acquisto, tramite un fondo di investimento con ramificazioni internazionali, è lo storico Savoia, con la parte residenziale. 

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Il Gazzettino