I test premondiali consegnano un’Italia dai due volti. L’esito della Coppa azzurra dipenderà da quale mostrerà a partire dal 19 settembre a Twickenham, prima partita già...
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Gli azzurri potranno perciò provare a sorprendere le favorite Francia e Irlanda, per strappare loro uno dei due posti nei quarti di finale. Un traguardo mai raggiunto. Sfiorato solo nel 1987 (differenza mete con Figi, Argentina) e nel 2007 (16-18 con la Scozia, calcio finale del sorpasso fallito). Nel 2015 è un obiettivo a portata di mano, a livello statistico, perchè per la prima volta entrambe le big del girone gli azzurri le hanno già battute.
Se il volto sarà quello degli ultimi 10’ a Torino, o dell’umiliante 48-7 a Edimburgo, l’Italia giocherà una World Cup di seconda fascia. Un torneo che rispecchierebbe l’attuale 15° posto nel ranking mondiale. Nel quale difendere la propria collocazione nell’élite respingendo l’assalto di Canada e Romania.
Le emergenti, al pari di Usa, Giappone, Georgia negli altri gironi, impegnate a dimostrare come il gap con il "treno ad alta velocità" del rugby mondiale si stia riducendo. In questo caso la Coppa di riferimento diventerebbe quella del 1999, l’unica in cui l’Italia ha perso tutte le partite (girone a quattro).
A pesare su questa bilancia sarà la possibilità di utilizzare contro Francia e Irlanda tutti i migliori atleti, perchè l’Italia rispetto alle rivali ha una carenza di profondità della rosa. Si è visto l’impatto di Gori e (soprattutto) Parisse in Galles. Lo stesso succederà col rientro di Favaro, che fa passare in secondo piano l’infortunio di Angelo Esposito a Edimburgo. Ma se Luca Morisi (ginocchio, nella foto) e Gonzalo Garcia (caviglia) dopo Cardiff non ce la faranno a recuperare, vale la pena interrogarsi sul rapporto costi/benefici di giocare tre test premondiale di tale intensità. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino