Pala, Mala, Lorenz, Franci, tre ragazzi e una ragazza, per giunta foresta, che cercano di sopravvivere in una città come Venezia. Il loro motto è «Castello...
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IL FILM
Chi li ha amati e seguiti per tre stagioni, applaudendoli a Cortinametraggio o al Roma Web Fest dove ritorneranno a fine mese presentando la terza stagione, devono però farsene una ragione. Rugagiuffa, la divertente serie web capitanata dal giovane regista veneziano Silvio Franceschet, ha chiuso il suo ciclo e si trasforma. «Siamo in una fase di passaggio ammette il 27enne ora vorremmo che la pagina Rugagiuffa diventasse un collettivo, e non più il simbolo della webserie» che si è conclusa mesi fa con il simbolico rito liberatorio dei protagonisti che mandano in frantumi il chioschetto di cianfrusaglie fake made in Venice gestito controvoglia da uno di loro. «La terza stagione è stata molto faticosa e dispendiosa, anche dal punto di vista della scrittura, e proprio per non ripeterci abbiamo pensato di chiuderla lì con quei personaggi». Così, con i fedeli autori della serie Alessandra Quattrini (che è anche attrice e acting coach, e in Rugagiuffa interpreta Gloria) e Alberto Valentini (dà il volto al silenziosissimo padrone di casa dei protagonisti), Franceschet sta ora lavorando a un film, in collaborazione con la casa di produzione veneziana Kublai: «Stiamo sviluppando la sceneggiatura di un film da girare a Venezia, con personaggi diversi da quelli della web serie spiega ma non vorrei anticipare nulla, anche per scaramanzia. Non abbiamo ancora un titolo. Certo, sarà sicuramente una storia secondo il nostro stile, una storia dissacrante-ironica-distopica-comica».
FUORI DAI CLICHÉ
Rugagiuffa era nata con l'intenzione di creare qualcosa di completamente nuovo. «Non volevamo restare imprigionati dei clichè, Venezia museo, Venezia morta, Venezia città dell'amore avverte Franceschet ma partire dalle storie, da situazioni reali che abbiamo vissuto, mettendole in chiave surreale e ironica in un contenitore ben definito come Venezia». Perché Venezia esiste ancora e resiste, anche se viverci è sempre più difficile. «Due mesi fa ero più ottimista di adesso. È una città che potenzialmente potrebbe essere un modello di vita, quasi utopistico, ma ora ha perso quel tessuto sociale che la caratterizzava, perché è sempre meno a misura di residente». Rugagiuffa è forse l'ultimo grido d'allarme di una venezianità che cerca disperatamente di resistere alla cartolina che la sta consumando. Meglio ascoltarlo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino