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Pedinata, alleggerita del portafogli con dentro due bancomat e derubata di 1.650 euro con due prelievi a distanza ravvicinata di qualche minuto, proprio mentre cerca il numero di telefono per bloccare le carte. E la banca le risponde che il danno non è risarcibile per “incauta custodia” del pin. «Ma come? - protesta la donna - sono anziana, ma non rimbecillita. Il pin delle due carte lo so a memoria, ce l’ho in testa, non l’ho scritto da nessuna parte. E il “furto” del pin deve necessariamente essere avvenuto in banca». La storia capita a Mestre a una signora ottantenne che, insieme al figlio che si sposta su una sedia a rotelle, va a fare una doppia operazione in banca, pochi giorni fa: deve attivare un nuovo bancomat, appena emesso, e prelevare del contante che le serve. Decide di servirsi di uno sportello interno, non di quelli a bordo strada, proprio per essere lontana da occhi indiscreti. Il figlio l’aspetta fuori. Lei entra nell’atrio della banca e fa il primo prelievo di 50 euro per attivare la carta, poi cambia bancomat e ne fa uno di 100 per le spese successive. Dopo altre commissioni torna a casa, sempre spingendo la carrozzina del figlio, e viene seguita da qualcuno. Arrivata all’ingresso del condominio in cui abita, trova un giovane distinto, che si infila nell’androne e si dirige verso l’ascensore. Lei gli chiede a che piano debba andare, ma lui non risponde, forse per non tradire un eventuale accento che possa far risalire quanto meno alla sua nazionalità. Il giovane non stacca gli occhi dal cellulare, ma appena sale in ascensore un’altra inquilina si stringe vicino alla donna, e appoggia il cappotto su un braccio. Poi esce dall’abitacolo. L’anziana arriva al suo piano e si accorge che qualcosa non va. Entra nell’appartamento e il figlio le suggerisce di controllare: la borsa è leggermente aperta e manca il portamonete. Un attimo di smarrimento. Il primo pensiero va a quel ragazzo ben vestito dell’ascensore: bisogna bloccare entrambi i bancomat. Mentre cercano il numero di telefono giusto squilla il cellulare. È la banca, filiale centrale di Milano, che li avverte che ci sono un paio di movimenti sospetti. «Signora, li riconosce?» chiede l’impiegato. 1600 euro più altri 250 volatilizzati. «Certo che no, sono a casa» risponde la donna. E così non le resta che fare denuncia alla Polizia. Tentando poi di ottenere il denaro dalla banca, visto che si è trattato di un furto, anche del pin, che qualcuno può averla visto digitare, all’interno dei locali dell’istituto di credito. Per inciso, risultano anche dei tentativi di prelievo del primo bancomat, quello del figlio appena attivato, andati a vuoto. «Prelevare nell’atrio della banca non è molto diverso dal fare l’operazione allo sportello - dice sconfortato il figlio - in fondo uno si sente tranquillo perchè è all’interno dell’edificio, si sente protetto.
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Il Gazzettino