Ruba le offerte al funerale ma viene scoperta: «Li restituisco con i soldi del reddito di cittadinanza»

CHIOGGIA Individuata la ladra delle offerte del funerale di Daniel Tiozzo
CHIOGGIA -  Deruba il morto al funerale ma, dopo una decina di giorni, “costretta” dalla disapprovazione sociale, restituisce il maltolto, utilizzando il reddito...

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CHIOGGIA -  Deruba il morto al funerale ma, dopo una decina di giorni, “costretta” dalla disapprovazione sociale, restituisce il maltolto, utilizzando il reddito di cittadinanza. E’ un groviglio di paradossi, umani e giuridici, la vicenda che, negli ultimi dieci giorni ha “appassionato” l’opinione pubblica di Chioggia, suscitando sdegno, rabbia e compassione e che si è conclusa apparentemente bene, ma del tutto al di fuori delle regole. La vicenda era cominciata con uno dei tanti incidenti stradali che troncano vita e speranze di intere famiglie. Daniel Tiozzo, 31 anni, bravo pizzaiolo, gran lavoratore, noto per il suo carattere buono e gentile, si schianta contro la recinzione di un parcheggio, lasciando nel dolore la fidanzata di una vita, Valentina, con la quale era appena andato a convivere, e i genitori. Per i funerali, lo scorso 16 novembre, gli amici, consci delle condizioni economiche della famiglia, lanciano una colletta per pagare e spese.


IL BLITZ IN CHIESA
Due cestini, ai lati della porta della chiesa, si riempiono velocemente di centinaia, forse ben più di un migliaio, di euro. E proprio mentre la bara viene posta sul carro funebre, per l’ultimo viaggio, una donna si avvicina ai due cestini, ne prende il contenuto e scappa, a piedi, ma a gran velocità. Molti la vedono e non capiscono subito, altri invece sì, ma lo sbalordimento per quel gesto, è tale che nessuno ha la prontezza di correrle dietro e quando qualcuno ci prova, è già troppo tardi: si è dileguata chissà dove, nell’intrico delle calli del centro storico di Sottomarina. Arrivano i carabinieri e i testimoni riferiscono chi sia la ladra. Chioggia è, tutto sommato, una “piccola” città: quasi 50mila abitanti, ma con una rete di rapporti sociali fittissima. E poi “certa gente” la conoscono tutti. La donna P.P. 65 anni è una delle persone che rientrano in questa categoria. E’ salita varie volte agli onori delle cronache, negli anni, per furti compiuti in ospedale, a Padova, e nelle cabine delle spiagge. Una volta l’aveva fermata un carabiniere fuori servizio. Quindi è ben nota anche alle forze dell’ordine. La chiesa, poi, è anche videosorvegliata perché anche lì, da qualche anno, i furti delle elemosine non mancano. Le registrazioni la identificano impietosamente e i carabinieri si mettono alla sua ricerca. A casa e nei luoghi che frequenta, comprese le sale giochi, visto che non disdegna le slot. Ma non la trovano. Comunque i familiari del morto sporgono denuncia e sperano che, nei giorni successivi, venga fermata e restituisca i soldi. Ma, viene loro spiegato, non sarà così, perché la flagranza del reato è trascorsa, quindi niente arresto, e sarà il magistrato a decidere eventuali misure cautelari, cui le forze dell’ordine daranno esecuzione nei tempi che si renderanno possibili. Intanto i fatti rimbalzano nei blog cittadini e qualcuno pubblica nome, cognome, foto e precedenti della donna. L’opinione pubblica è indignata e su facebook (non poteva essere diversamente) invoca punizioni esemplari e qualcuno la insulta anche per strada.


LA MESSINSCENA


I familiari del morto, quindi, decidono di agire in proprio e mettono in giro la voce delle ricerca di una badante, senza rivelare di essere le vittime del furto. P.P. risponde alla ricerca e, pochi giorni fa, si incontra, senza saperlo, con la madre e tre cugini e cugine del morto. «All’inizio, quando ha capito chi eravamo – racconta uno di loro – si è molto spaventata, ma le abbiamo subito detto che non le volevamo fare nulla, volevamo solo la restituzione dei soldi. Lei si è calmata, ha detto di averli spesi ma ha promesso che, appena avesse percepito il reddito di cittadinanza, ci avrebbe dato il denaro». Ladra e con il reddito di cittadinanza, quindi. Ma è stata una “fortuna” perché, così, ha potuto rimediare al suo “errore”. Non del tutto, par di capire («il mese prossimo ci darà il resto», dice ancora il parente del defunto) ma, almeno, ha dimostrato buona volontà.
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Il Gazzettino