Rsa degli orrori, riabilitata l'Oss che insultava gli anziani: potrà tornare al lavoro

La casa di riposo di San Donà
SAN DONA' - È accusata di aver offeso pesantemente un anziano costretto a letto, urlandogli: "devi morire... maiale... ti butterei la bacinella in faccia...ti...

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SAN DONA' - È accusata di aver offeso pesantemente un anziano costretto a letto, urlandogli: "devi morire... maiale... ti butterei la bacinella in faccia...ti darei uno schiaffone... animale...". Ma anche di non essere intervenuta in difesa di un altro degente, insultato da una collega con le espressioni "Sei una bestia... un mongolo".


La condotta tenuta da un'operatrice sanitaria, in servizio nella residenza per anziani di San Donà di Piave è stata ritenuta grave, ma non «di particolare gravità e idonea a recedere irrimediabilmente il rapporto fiduciario con l'azienda». È con questa motivazione che il Tribunale di Venezia ha annullato il licenziamento disciplinare inflitto nel maggio del 2023 da Isvo, l'Impresa socio-sanitaria Veneto orientale srl a Rita Esposito, una delle operatrici della casa di riposo "Monumenti ai caduti in guerra" finite sotto inchiesta relativa ai maltrattamenti avvenuti a danno degli anziani ospiti. La donna, assistita dall'avvocato Sergio Frunzillo di Jesolo, è uscita dal procedimento penale patteggiando la pena (sospesa) di sei mesi di reclusione, per poi impugnare il licenziamento.


LICENZIAMENTO ANNULLATO
La giudice Anna Menegazzo ha condannato Isvo «a reintegrare la ricorrente nel proprio posto di lavoro e a corrisponderle indennità risarcitoria pari a 5 mensilità». Decisione che non mancherà di far discutere, se si pensa che oggetto delle offese è un anziano che non aveva alcuna possibilità di difendersi.
Nella sentenza viene riconosciuta la gravità del fatto contestato all'operatrice sanitaria, ma la giudice ha valutato quale “attenuante” l'unicità dell'episodio, l'assenza di danni subiti dalla casa di riposo nonché la valutazione del contesto in cui le offese sono state pronunciate, per concludere che la sanzione del licenziamento non è proporzionata, anche alla luce del «comportamento della stessa vittima che, per quanto verosimilmente in ragione della sua infermità, ha anch'egli contribuito al tono acceso della discussione».


L’INCHIESTA PENALE
Il caso relativo a Rita Esposito si colloca nell’ambito del cosiddetto scandalo della casa di riposo di San Donà che, lo scorso anno, sollevò unanimi reazioni sdegnate: grazie alle intercettazioni disposte dalla Procura, sono infatti emersi ripetuti episodi di maltrattamento a seguito dei quali sono finiti sotto processo e condannati cinque dipendenti che avevano l’incarico di assistere gli anziani ospiti. Il processo a carico dei principali imputati si è concluso alla fine di gennaio con condanne a un ammontare complessivo di 23 anni di reclusione (a fronte dei 38 anni sollecitati dalla Procura) e al pagamento di una provvisionale complessivamente calcolata in 750mila euro: un anticipo sui risarcimenti che dovranno essere quantificati con esattezza in sede civile.


Per quanto riguarda la sentenza che dispone il reintegro di Rita Esposito, Isvo, assistito dagli avvocati Alberto Cecchetto e Mario Scopinich, con molte probabilità presenterà ricorso in appello: nella causa di fronte al Tribunale ha sostenuto, infatti, che comportamenti come quelli finiti sotto accusa non possano essere compatibili con la permanenza sul posto di lavoro con compiti di assistenza agli anziani. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino