Rsa chiuse a Pordenone e Sacile, la riapertura slitta ancora: scappano anche oss e fisioterapisti

Sindacati contro la chiusura delle Rsa
PORDENONE - Un’altra brutta notizia, per una storia che non trova pace e che finisce per pesare sui lavoratori e soprattutto sulle famiglie e sugli anziani del territorio....

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PORDENONE - Un’altra brutta notizia, per una storia che non trova pace e che finisce per pesare sui lavoratori e soprattutto sulle famiglie e sugli anziani del territorio. Le Rsa di Pordenone (polo di Casa Serena) e Sacile non riapriranno nemmeno il 1 novembre. 


È ormai praticamente saltata anche la scadenza «prudenziale» che era stata stabilita ufficiosamente dall’Azienda sanitaria del Friuli Occidentale. Il motivo? Un’ulteriore difficoltà che affligge la cooperativa Consorzio Blu, la realtà che dovrebbe subentrare alla Kcs. 


I DETTAGLI


Era prevedibile, e sta succedendo. La cooperativa Consorzio Blu, che ha vinto il “concorsone” per gestire le Rsa che prima erano “coperte” dalla ditta cooperativa Kcs, non riesce a trovare medici e infermieri. E questa è cosa nota. Ora, però, è subentrata una nuova emergenza. Oss e fisioterapisti che appartengono ancora formalmente alla “vecchia” cooperativa sono “in fuga”. Non tutti, ovviamente, ma una parte ha cercato e in qualche caso anche trovato un nuovo lavoro. Il tutto a valle dell’incertezza che aleggia sulla prosecuzione dell’appalto e del servizio di assistenza post-acuzie in provincia di Pordenone. 


PROBLEMI E SOLUZIONI


Senza medici e infermieri non si può riaprire. Si sapeva. Ma la Regione, tramite Arcs, è al lavoro per risolvere almeno questo problema. L’assenza, o perlomeno la carenza di oss e fisioterapisti, invece, non era così attesa. E apre un nuovo fronte. Al momento sono al vaglio tutte le possibili soluzioni, comprese quelle più drastiche che potrebbero arrivare anche all’azione legale e quindi allo scorrimento della graduatoria fino agli altri partecipanti. 


LE PROTESTE


Tutte le principali sigle sindacali erano rappresentate nell’ultimo sit-it. La protesta riguardava la chiusura (ancora senza una data che indichi la svolta) delle Rsa di Sacile e Pordenone, con quest’ultima già inattiva da agosto in seguito a dei lavori urgenti. «Il nostro obiettivo - ha detto Marianna Cozzolino della Cisl Funzione pubblica - è quello di ottenere risposte immediate. Dobbiamo restituire dignità alla sanità del territorio e ai lavoratori». «Siamo arrabbiati ma rimarremo sempre civili, contrariamente ad altri», è stata la puntura di Salvatore Montalbano, sempre della Cisl. È intervenuta anche Alessandra Bellia della Uil. «L’Azienda sanitaria - è stato l’intervento di apertura di Emanuele Iodice della Cgil - non ci ha ancora inviato una comunicazione che sia una. Se non si dovessero riaprire presto i due punti sanitari di Sacile e Pordenone, la prospettiva sarebbe quella dei licenziamenti». Tra gli esponenti politici, presenti per il Pd Renata Bagatin e Nicola Conficoni. Per i Cittadini, invece, Tiziano Centis. Assente il centrodestra. «Il presidio sindacale in corso a Pordenone conferma le legittime preoccupazioni dei lavoratori per la chiusura delle Rsa di Pordenone e Sacile. Per non penalizzare ulteriormente operatori e cittadini-utenti è necessario che il servizio, importante tassello del sistema sanitario nel Friuli Occidentale, riapra tempestivamente come sollecitato con una interrogazione al presidente Fedriga depositata nei giorni scorsi in Regione», ha detto Conficoni.

 

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Il Gazzettino