Pronto soccorso al collasso: «Affollamento incredibile, operatori allo stremo»

Un'immagine di repertorio del Pronto soccorso di Rovigo
ROVIGO - Pronto soccorso al collasso. Sembra più una sala d’attesa piuttosto che un reparto di primo intervento. “Un imbuto”, denuncia la Fp Cgil, dove i...

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ROVIGO - Pronto soccorso al collasso. Sembra più una sala d’attesa piuttosto che un reparto di primo intervento. “Un imbuto”, denuncia la Fp Cgil, dove i pazienti restano in stand by sulle barelle nei corridoi, aspettando un posto letto nei reparti. «Già i dati del 2019 rappresentavano un Pronto soccorso in grossa difficoltà con una permanenza media dei pazienti in Obi (Osservazione breve intensiva) oltre le 48 ore del 7%, il triplo della media regionale - fa sapere il segretario provinciale della Fp Cgil, Davide Benazzo - e un altissimo tempo di degenza media nelle strutture internistiche. Ora la situazione, che la pandemia ha esasperato, è drammatica».



SALUTE A RISCHIO 

«Il Pronto Soccorso di Rovigo si è trasformato in una grande medicina d’urgenza, senza le risorse necessarie - fa notare  Benazzo - dove la dignità e il diritto alla salute dei pazienti gravano sulle sole spalle di lavoratori ormai allo stremo e che subiscono, oltre ai carichi e i rischi professionali connessi, tutto il disagio che questa situazione crea ai degenti». A peggiorare la situazione, oltre alla pandemia, indica la Fp Cgil, la chiusura di Trecenta, con la conseguente ridotta capacità recettiva in area medica, l’aumento dei casi Covid e la chiusura di Schiavonia con il dirottamento di un importante numero di pazienti dalla provincia di Padova a Rovigo.

PRESSANTE RICHIESTA

«Chiediamo alla direzione generale - ribadisce il segretta Fp Cgil - un impegno a trovare in tempi certi posti letto fruibili, un accordo con la sanità privata per dirottare alcuni pazienti con una rimodulazione dei posti accreditati e un aumento di organico, soprattutto a livello infermieristico».
A dimostrazione di una situazione non più sostenibile, talvolta sfociata anche in aggressioni, non solo verbali, la proroga a fine marzo del servizio di vigilanza da parte della Direzione dell’Ulss 5. A farlo notare è anche il segretario della Uil Fpl, Cristiano Maria Pavarin, che, rimarcando il numero sovradimensionato di accessi, ritiene che i veri problemi siano da individuare a monte. Non solo pandemia, ma anche - afferma - “la scarsa capacità di filtro della medicina territoriale nonché le difficoltà delle case di riposo”.

LA PROPOSTA

Una soluzione, per Pavarin, sarebbe quella di creare un vero e proprio reparto di Medicina d’urgenza, oltre ad un primo immediato potenziamento dell’organico e dei posti letto. «Il timore, a fronte degli interventi di ampliamento che hanno preso il via è che, invece, si aumentino i posti letto in astanteria, aggravando quindi la situazione del Pronto soccorso, caricandolo di oneri che spetterebbero ad un reparto, con pesanti ricadute direttamente sul personale».

LA REPLICA 

«É vero, il Pronto Soccorso è un imbuto, dove giungono molti pazienti che purtroppo non riusciamo a dirottare in altri reparti per il problema della difficoltà di dimissioni». Il primario del reparto, la dottoressa Maria Ricciardelli, non nasconde la criticità messa in evidenza dai sindacati. «Ma non è un problema solo di Rovigo e non emerge solo ora - avverte - Sono troppi i pazienti di lunga degenza che non sono più acuti ma cronici e che non trovano una collocazione fuori dall‘ospedale. Il Pronto Soccorso è aperto 24 ore su 24 e abbiamo il dovere di accogliere tutti, anche i pazienti non acuti che magari non hanno avuto risposte immediate dal sistema territoriale. Dobbiamo prenderci cura sia delle emergenze, sia dei pazienti fragili, sia di coloro che magari non avrebbero bisogno di un nostro intervento. E i tempi si dilatano. Il direttore generale ha cercato di trovare una soluzione, incrementando lo spazio del pre-triage e organizzando un ulteriore nuovo locale per i codici di bassa intensità».

L’INTERVENTO 


L’Ulss 5 dunque ha deciso di non aspettare l’avvio dei lavori di ampliamento, ma di sollevare subito il Pronto Soccorso con un nuovo locale per nuovi posti letto. Oltre a ciò, l’azienda ha assunto 146 infermieri a fronte di 95 cessati e implementato percorsi organizzativi per ridurre lo stazionamento di pazienti al Pronto Soccorso. «Il personale sta subendo la fatica - ammette la dottoressa Ricciardelli - ma è eccezionale per dedizione. Purtroppo la situazione pandemica ha appesantito i carichi di lavoro, ma, ripeto, al Pronto Soccorso si riversa un problema di modalità assistenziale del territorio che andrebbe rivista. Stiamo facendo tutto il possibile per risolvere i problemi».
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Il Gazzettino