Una laurea in musica jazz: il bassista Stefano Maimone vince il Premio Tamburini

Il 30enne musicista trentino si è aggiudicato la settima edizione del concorso intitolato al docente del Venezze

I quattro finalisti del Premio tamburini. Stefano Maimone è il terzo da sinistra
ROVIGO - Stefano Maimone è il vincitore della settima edizione del Premio Marco Tamburini. Sabato a Rovigo, sul palco del Teatro Sociale, il 30enne bassista e...

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ROVIGO - Stefano Maimone è il vincitore della settima edizione del Premio Marco Tamburini. Sabato a Rovigo, sul palco del Teatro Sociale, il 30enne bassista e contrabbassista, che al Conservatorio “Venezze” ha conseguito la laurea di primo e secondo livello in Musica jazz con il massimo dei voti, ha presentato al concorso che celebra la memoria e fa vivere la musica di Marco Tamburini, secondo lo spirito con cui si dedicava alla didattica, nuovi arrangiamenti di My life is now, una delle ultime composizioni di Tamburini, e di Last minute. Già «nel titolo sono brani significativi della filosofia del “qui e ora” di Marco Tamburini», ha spiegato il professor Claudio Donà, in veste di presentatore e in giuria insieme al direttore del Conservatorio rodigino Vincenzo Soravia, ai docenti Roberto Martinelli e Fulvio Sigurtà e all’ospite d’onore della serata, il celebre sassofonista romano Maurizio Giammarco. Come Maimone, tutti i giovani talenti del jazz selezionati per questa edizione - dedicata ai solisti - del Premio promosso dal 2016 da Banca del Veneto centrale e Conservatorio “Venezze”, hanno dimostrato «l’impressionante livello di crescita della nuova generazione di musicisti», ha commentato Giammarco prima di esibirsi sul palco con Stefano Onorati al pianoforte, Stefano Senni al contrabbasso e Walter Paoli alla batteria, in un set di “contrafacts”, le composizioni che giocano a trovare nuove melodie secondo le progressioni di accordi prese da standard jazz, creando così veri e propri mascheramenti. 


 

NUOVA GENERAZIONE 

Proprio come il pezzo finale, Modular identity, scritto da Giammarco partendo dalla musica (che supera il tempo) di It’s you or no one. Con lo stesso trio, prima del mini concerto del sassifonista romano, tra i maggiori protagonisti della scena jazzistica italiana degli ultimi quarant’anni, avevano suonato anche i concorrenti del Premio Tamburini 2023. 
Ha aperto la serata il chitarrista pugliese Gianluca Palazzo, classe 1996 e già allievo al Conservatorio “Verdi” di Torino, applaudito in particolare per la sua versione di Spring colours. Anche Edoardo Donato, al sax contralto, ha proposto Spring colours, seguita da Night over, e proprio con “i colori della primavera” ha messo knock out la platea per capacità di fraseggio e swing, davvero rari in questa abbondanza quando si ha appena 21 anni. Grandi applausi anche per il chitarrista Matteo Zaccheo, che ha suonato versioni di Rifugi e Isole capaci di togliere il fiato, e di annullare la forza di gravità: due traguardi che pochi riescono a raggiungere. 
 

IL VINCITORE 

Il vincitore Stefano Maimone, al basso elettrico a 5 corde, con looper e all’occorrenza lo slide, ha sbaragliato la concorrenza con l’inedito arrangiamento personale di My life is now. Marco Tamburini diceva che “qualunque genere di musica, se non la vivi, non puoi suonarla”, e questo valeva ancora più nel vivere la vita. Così, nella sua versione di “My life is now” Maimone ha suonato e dipinto emozioni - come se fossero cime delle Dolomiti, con la loro varietà di forme, contrasti e colori - che ha stratificato in strutture musicali da vivere in presa diretta con il suono che vibra nell’anima. 
 

«I SUONI SONO ENERGIA»

«I suoni sono energia che non riesce a materializzarsi: come le parole, non sono oggetti, ma c’è qualcosa nelle parole e nei suoni che riesce a materializzare delle presenze, come quella di Marco», ha ricordato il direttore Vincenzo Soravia prima di proclamare il vincitore, che ha ricevuto la targa e l’attestato di partecipazione, oltre a un premio di 1.000 euro, dalla moglie di Marco Tamburini, Cristina, e dalla figlia Francesca. E dalla loro famiglia sono arrivati, tra gli applausi finali, «ringraziamenti di cuore, perché è sempre un piacere essere qui a Rovigo, in questa famiglia».

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Il Gazzettino