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ROVIGO - Paolo Bolpagni ha vinto ancora. La mostra da lui curata “Renoir e il nuovo classicismo” che si è chiusa domenica scorsa a palazzo Roverella, promossa da Fondazione Cariparo, Comune di Rovigo e Accademia dei Concordi, con il contributo di Intesa Sanpaolo, e produzione di Silvana Editoriale, ha premiato l’evento che ha raccontato a ben 73.198 visitatori un artista come non lo si era mai visto. Renoir all’inizio Impressionista, aderisce a questa corrente nata a Parigi alla fine del 1873, aspirando a riprodurre l’aspetto mutevole delle cose, l’impressione, appunto, prodotta sull’occhio dalla realtà fenomenica, senza impegno sociale e politico, né l’intento di comunicare particolari contenuti.
Capolavori esposti
Al Roverella, erano ospitati capolavori come “Après le bain” e “Le Moulin de la Galette”, nei quali l’artista si concentra soprattutto sugli effetti della luce e l’impressione di moto vorticoso della folla.
Il focus
La mostra si è concentrata su questa seconda fase della sua carriera, mettendo a confronto le sue opere con quelle di artisti italiani come Marino Marini, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Filippo de Pisis e molti altri. In 4 mesi di apertura, l’evento è riuscito a tallonare il record storico detenuto dalla monografica su Kandinskij dello scorso anno, che ha chiuso a quota 88.815, consolidando così il forte salto di attrattività che la sede espositiva rodigina, con le sue indovinate proposte, si è conquistata. «La mostra su Renoir ha confermato due tendenze - sottolinea Gilberto Muraro, presidente della Fondazione Criparo, che dal 2006, programma e gestisce le mostre del Roverella -. In primo luogo, il fatto che un visitatore ogni 4 abbia scelto di entrare in mostra accompagnato da una guida specializzata indica come la qualità culturale del pubblico del Roverella si stia sempre di più alzando. Accanto alle scuole e ai gruppi organizzati, che di norma usufruiscono di visite guidate, si è registrato un forte incremento di questo servizio da parte di piccoli gruppi amicali o familiari».
Vastissimo pubblico
Il secondo spunto di riflessione riguarda il Roverella come sede museale, oltre che espositiva: i numeri confermano che il vero attrattore di questa sede sono le mostre, capaci di catalizzare l’attenzione di un vastissimo pubblico a scoprire anche le notevoli collezioni permanenti: il meglio della Pinacoteca, innanzitutto, ma anche le collezioni archeologiche e quell’unicum che è il panorama veneziano di Biasin, cui ha riservato tempo e attenzione.
«Questo aspetto ci ha portato a riflettere su come offrire, in modo rinnovato e ampliato, le collezioni museali – conclude Muraro -. In occasione della presentazione della prossima grande mostra autunnale di fotografia, saremo in grado di fornire i dettagli delle iniziative attualmente allo studio insieme all’Accademia dei Concordi e al Seminario Vescovile».
La mostra su Virgilio Milani a Palazzo Roncale, invece, verrà riproposta per alcuni mesi in autunno.
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Il Gazzettino