La mostra su Renoir chiude a quota 73.198 visitatori

In quattro mesi di apertura la mostra a Palazzo Roverella ha registrato un aumento di famiglie oltre a scuole e gruppi

Una scolaresca in visita alla mostra su Renoir a Palazzo Roverella
ROVIGO - Paolo Bolpagni ha vinto ancora. La mostra da lui curata “Renoir e il nuovo classicismo” che si è chiusa domenica scorsa a palazzo Roverella,...

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ROVIGO - Paolo Bolpagni ha vinto ancora. La mostra da lui curata Renoir e il nuovo classicismo” che si è chiusa domenica scorsa a palazzo Roverella, promossa da Fondazione Cariparo, Comune di Rovigo e Accademia dei Concordi, con il contributo di Intesa Sanpaolo, e produzione di Silvana Editoriale, ha premiato l’evento che ha raccontato a ben 73.198 visitatori un artista come non lo si era mai visto. Renoir all’inizio Impressionista, aderisce a questa corrente nata a Parigi alla fine del 1873, aspirando a riprodurre l’aspetto mutevole delle cose, l’impressione, appunto, prodotta sull’occhio dalla realtà fenomenica, senza impegno sociale e politico, né l’intento di comunicare particolari contenuti. 


Capolavori esposti

 Al Roverella, erano ospitati capolavori come “Après le bain” e “Le Moulin de la Galette”, nei quali l’artista si concentra soprattutto sugli effetti della luce e l’impressione di moto vorticoso della folla. Ma Bolpagni ha puntato soprattutto sul Renoir che diventa “viaggiatore” assimilando proprio in Italia (durante il viaggio del 1881 e 1882) una spinta creativa che lo porta a una rivoluzione creativa, a rivolgere lo sguardo al passato per dipingere in un possente stile neorinascimentale, sviluppando una “moderna classicità” che ne fa il precursore del “richiamo all’ordine” caratterizzante l’arte tra le due guerre. 

Il focus

La mostra si è concentrata su questa seconda fase della sua carriera, mettendo a confronto le sue opere con quelle di artisti italiani come Marino Marini, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Filippo de Pisis e molti altri. In 4 mesi di apertura, l’evento è riuscito a tallonare il record storico detenuto dalla monografica su Kandinskij dello scorso anno, che ha chiuso a quota 88.815, consolidando così il forte salto di attrattività che la sede espositiva rodigina, con le sue indovinate proposte, si è conquistata. «La mostra su Renoir ha confermato due tendenze - sottolinea Gilberto Muraro, presidente della Fondazione Criparo, che dal 2006, programma e gestisce le mostre del Roverella -. In primo luogo, il fatto che un visitatore ogni 4 abbia scelto di entrare in mostra accompagnato da una guida specializzata indica come la qualità culturale del pubblico del Roverella si stia sempre di più alzando. Accanto alle scuole e ai gruppi organizzati, che di norma usufruiscono di visite guidate, si è registrato un forte incremento di questo servizio da parte di piccoli gruppi amicali o familiari». 

Vastissimo pubblico

Il secondo spunto di riflessione riguarda il Roverella come sede museale, oltre che espositiva: i numeri confermano che il vero attrattore di questa sede sono le mostre, capaci di catalizzare l’attenzione di un vastissimo pubblico a scoprire anche le notevoli collezioni permanenti: il meglio della Pinacoteca, innanzitutto, ma anche le collezioni archeologiche e quell’unicum che è il panorama veneziano di Biasin, cui ha riservato tempo e attenzione. 
«Questo aspetto ci ha portato a riflettere su come offrire, in modo rinnovato e ampliato, le collezioni museali – conclude Muraro -. In occasione della presentazione della prossima grande mostra autunnale di fotografia, saremo in grado di fornire i dettagli delle iniziative attualmente allo studio insieme all’Accademia dei Concordi e al Seminario Vescovile». 


La mostra su Virgilio Milani a Palazzo Roncale, invece, verrà riproposta per alcuni mesi in autunno.

 

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Il Gazzettino