Assunzioni in rosso in Polesine: a novembre saldo negativo di 91 posti, ma c’è una ripresa

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ROVIGO - Continua a crescere l’occupazione, a Rovigo come nel resto del Veneto, seppur con un rallentamento rispetto all’anno scorso, che però era quello...

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ROVIGO - Continua a crescere l’occupazione, a Rovigo come nel resto del Veneto, seppur con un rallentamento rispetto all’anno scorso, che però era quello della ripresa dopo la frenata pandemica. Rallentamento che in Polesine non c’è stato nel mese di novembre, perché i numeri mensili sono decisamente migliori rispetto al novembre dello scorso anno. Il saldo occupazionale relativo alle posizioni di lavoro dipendente nel settore privato, ovvero la differenza fra nuovi contratti e contratti cessati, infatti, è sì negativo, meno 91, ma è decisamente migliore rispetto al meno 561 del 2022, così come il meno 360 del 2021. Questo soprattutto per un aumento del numero delle assunzioni, 2.729, a fronte delle 2.222 del 2022 e delle 2.420 del 2021. Il mese che si è appena concluso, quindi, ha permesso a Rovigo di riavvicinarsi ai numeri del 2022. Da gennaio all’11 dicembre, infatti, le posizioni di lavoro dipendente sono aumentate di 2.846, mentre l’anno scorso l’incremento era stato pari a 2.944 e nel 2021 ben 3.602. Tuttavia proprio le assunzioni quest’anno sono state di più: 28.527, rispetto alle 28.415 e alle 27.998. Questo significa che, parallelamente, sono cresciute anche le cessazioni.


Guardando all’altro lato della medaglia, gli ingressi in condizione di disoccupazione nei primi undici mesi del 2023 in Polesine sono stati 6.440, appena al di sopra dello stesso periodo dell’anno precedente, quando erano stati 6.385, grazie all’aumento delle dichiarazioni di immediata disponibilità, Did, con le quali si dichiara di essere immediatamente disponibili a svolgere un’attività lavorativa e a partecipare a iniziative per la ricerca attiva del lavoro, rilasciate dai disoccupati veri e propri 5.802 rispetto a 5.757, perché gli inoccupati sono invece rimasti pressoché stabili, 638 quest’anno, 628 un anno fa.
 

L’ANALISI
Questa la foto scattata dall’ultimo rapporto di Veneto Lavoro, nel quale si rimarca come, a livello regionale, «anche nel mese di novembre rimane confermato, pur perdendo via via di intensità, l’incremento occupazionale già registrato nei mesi precedenti. Il bilancio del periodo gennaio-novembre 2023 è nel complesso positivo e delinea uno scenario che ancora si contraddistingue per la crescita delle posizioni di lavoro in essere. Le dinamiche osservate nel mese di novembre se da un lato scontano la chiusura ritardata della stagione turistica estiva con il conseguente posticipo di molte conclusioni contrattuali, dall’altro, coerentemente con le previsioni di rallentamento dell’attività economica, mostrano segnali di flessione, o normalizzazione, della domanda di lavoro in alcuni comparti del settore industriale. Dal punto di vista contrattuale, si fanno più evidenti i segnali che indicano una progressiva riduzione della peculiare mobilità che ha caratterizzato il mercato del lavoro nel corso del 2022 e nella prima parte del 2023 e che, nello specifico, ha determinato un’importante espansione del tempo indeterminato».
 

L’ANDAMENTO


Dinamiche tendenziali analoghe a quelle che si notano in Polesine, e questo non è così frequente, anche se emerge più di una differenza. In particolare, a livello regionale nel periodo gennaio-novembre 2023 il bilancio del mercato del lavoro dipendente, positivo per 48.200 posizioni, grazie alle buone performance che hanno caratterizzato la prima parte dell’anno, si mantiene su livelli più elevati di quelli registrati nello stesso periodo sia dell’anno precedente sia del 2019. Non così per Rovigo, leggermente al di sotto. Invece, all’opposto di quanto si è visto in Polesine, il bilancio del mese di novembre per tutto il Veneto risulta in peggioramento rispetto allo stesso mese del 2022, meno 8.900 unità rispetto a meno 6.100, e le nuove assunzioni segnano una leggera flessione rispetto allo scorso anno. Per quanto riguarda i settori bene il turismo e anche l’agricoltura si conferma particolarmente in salute, più in difficoltà il comparto industriale, che si mantiene in terreno positivo, ma in significativo ridimensionamento, meno 4% sul 2022 soprattutto per effetto dell’andamento di metalmeccanica, chimica-plastica, calzature e legno-mobilio. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino