A Boara il futuro polo del biogas, ma gli abitanti vogliono misure contro le puzze e speciali "annusatori"

Una centrale a biogas in Polesine
ROVIGO - Un limite provvisorio ai rifiuti trattati, la discesa in campo di “annusatori professionisti” ed un’acquisizione che mette l’impianto di via...

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ROVIGO - Un limite provvisorio ai rifiuti trattati, la discesa in campo di “annusatori professionisti” ed un’acquisizione che mette l’impianto di via Curtatone, a Boara Polesine, al centro di una partita sempre più vasta. Quella che un tempo era la Nuova Amit, infatti, dopo essere stata rilevata tre anni fa dal colosso delle rinnovabili Fri-El Green Power, in mano ai fratelli altoatesini Thomas, Josef ed Ernst Gostner, è stata ceduta ad Eni. La multinazionale creata da Mattei, della quale lo Stato possiede ancora una consistente quota di azioni, attraverso Ecofuel, ha infatti acquistato da Fri-El Green Power, la holding della famiglia Gostner, leader italiana nel settore della produzione di biogas. Eni, che ha condotto l’ultima fase delle estrazioni di metano in Polesine, torna dunque a guardare alla provincia di Rovigo per la produzione di gas. Del “pacchetto” fa parte l’impianto di Boara, ora diventato Enibioch4in Aprilia Srl, con sede a San Donato Milanese, ma anche la centrale a biogas da biomasse vegetali da 0,999 MW di Guarda Veneta, ora Enibioch4in, e quello di Costa di Rovigo, per il quale è stata costituita la società Enibioch4in Rhodigium”.



IMPIANTO A BIOGAS

A Boara l’impianto a biogas ancora non c’è, ma che questo sia il progetto di Eni è stato chiarito già nel comunicato in cui si annunciava l’acquisizione, con un riferimento, nemmeno troppo velato: «Fri-El Biogas Holding possiede 21 impianti per la generazione di energia elettrica da biogas e un impianto per il trattamento della Forsu, la frazione organica dei rifiuti solidi urbani, che Eni intende convertire alla produzione di biometano, con l’obiettivo di immettere in rete, a regime, oltre 50 milioni di metri cubi anno». L’impianto autorizzato al trattamento della Forsu è proprio quello rodigino, con una potenzialità di 40mila tonnellate l’anno, uno dei due in cui si articola il sito di Boara, parallelo a quello di trattamento di fanghi da impianti di depurazione civili ed agroalimentari per lo spandimento in agricoltura, con una potenzialità di 10mila tonnellate l’anno di fanghi e 3mila di materiale lignocellulosico. Per l’impianto di compostaggio già il 21 dicembre 2018 la Fri-El ha presentato la domanda di verifica di assoggettabilità a Valutazione impatto ambientale, la “Via”, del “Progetto di miglioramento tecnologico mediante implementazione di un impianto di biometano prodotto da biogas da digestione anaerobica della Forsu”, prevedendo un volume di 98 tonnellate l’anno, più del doppio di quelle autorizzate ora. L’iter autorizzativo, al dì là dei mutamenti societari, sta andando avanti.

INTERVENTI DI MITIGAZIONE


Il progetto è stato assoggettato a Via con determinazione della Provincia del 4 marzo, mentre a maggio è stato comunicato l’avvio del procedimento di riesame dell’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale. Già si è riunita due volte la Conferenza dei servizi. Nell’ultima, il 16 giugno, è stato stabilito che, prima del rilascio dell’approvazione del nuovo progetto, dovrà trascorrere un periodo nel quale dovranno essere messi in atto interventi di mitigazione e dovrà essere ridotta la potenzialità dell’impianto di compostaggio a 30mila tonnellate l’anno, fino all’avvio del nuovo impianto. I dirigenti del Comune di Rovigo presenti, infatti, hanno rimarcato le segnalazioni e le proteste che sono arrivate dai residenti in Commenda Est per la puzza che, col caldo, sembra diffondersi insistentemente. La ditta ha proposto la realizzazione di barriere di contenimento con elementi prefabbricati e materiale telonato, l’implementazione della rete di deodorizzante utilizzando un nuovo abbattitore chimico, la riduzione di circa il 60% dello stoccaggio del materiale ligneo-cellulosico, una nuova barriera arborea e l’impegno ad una gestione delle attività all’esterno tenendo conto delle condizioni meteo. Anche se Arpav e Comune hanno ribadito che a loro avviso si tratta di palliativi che non danno garanzia di risolvere le problematiche olfattive, sono stati comunque approvati. È stata poi prevista una verifica ulteriore, applicando il metodo di analisi e monitoraggio che prevede la determinazione diretta degli odori in campo con esaminatori qualificati chiamato “Odour field inspection”, degli “annusatori”, per la valutazione della puzza.
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Il Gazzettino