Colpo da ko per l’ex pugile Antonio Brancalion: è stato condannato a 5 anni per estorsione

Antonio Brancalion (a sin.), pugile professionista dal 1996, oggi 46enne, è stato anche campione dell’Unione Europea dei mediomassimi.
ROVIGO - Un colpo pesante per l’ex pugile Antonio Brancalion, oggi 46enne, che è stato condannato a 5 anni e 2 mesi. La sentenza di primo grado, pronunciata dal...

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ROVIGO - Un colpo pesante per l’ex pugile Antonio Brancalion, oggi 46enne, che è stato condannato a 5 anni e 2 mesi. La sentenza di primo grado, pronunciata dal giudice Sara Zen, lo ha riconosciuto colpevole del reato di estorsione, che avrebbe commesso, fra l’ottobre 2016 ed il marzo 2017, nei confronti di quella che allora era la sua compagna e che, secondo quanto ricostruito dalla Procura, avrebbe costretto con violenza e minacce a dargli dei soldi ed a comprargli sigarette o altre cose. Brancalion, pugile professionista dal 1996 e laureatosi anche campione dell’Unione Europea dei mediomassimi, in quel momento era reduce da un’altra relazione con un’altra donna, finita con una lunga coda di denunce. Anzi, le denunce erano arrivate ben prima della fine del loro rapporto, come era accaduto nel 2013, quando la donna l’aveva accusato di stalking e per l’ex boxeur era scattato anche l’arresto. In seguito, però, la querela era stata ritirata ed i due si erano rimessi insieme con tanto di servizio su “Visto” dal titolo «Prima l’ho spedito in galera, poi me lo sono ripreso in casa». Ma nel 2016 la loro relazione era naufragata e, ad agosto, un’altra denuncia della donna aveva fatto scattare il nuovo arresto di Brancalion. Nel successivo processo, sempre per stalking, nel luglio del 2017, l’atleta era stato tuttavia assolto ed aveva poi scritto sui social: «Il mio nome è stato infangato. Belen e Corona mi fanno un baffo: chiederò un risarcimento». In realtà dopo l’assoluzione era arrivata una nuova denuncia, sempre per atti persecutori nei confronti della ex per fatti risalenti al 2018, ma nel giugno del 2020 tutto è stato archiviato. 



LA VICENDA

Il nuovo processo, che si è chiuso lunedì, riguarda una relazione con un’altra donna, che si inserisce temporalmente fra questi episodi. Una relazione analogamente naufragata e seguita da una denuncia, ancora una volta, per stalking: la ex, infatti, lo ha accusato di averla minacciata, umiliata ed offesa ripetutamente e di averle sferrato dei pugni, alle braccia e alla testa, strattonandola e sbattendola contro il muro. In un’occasione, a gennaio 2017, secondo l’accusa, con un schiaffo le avrebbe rotto gli occhiali. Non solo, l’ex pugile l’avrebbe costretta a scrivere una lettera nella quale dichiarava falsamente di avere visto l’ex fidanzata di lui presentarsi sotto casa sua per chiedergli di tornare insieme. Ma, soprattutto, l’avrebbe minacciata, dicendole che l’avrebbe lasciata, se non gli avesse dato dei soldi, sottraendole denaro e la tessera bancomat, obbligandola a fare le pulizie di casa, a comprargli le sigarette e fare tutto ciò che le chiedeva. Sulla base di quanto emerso, il giudice ha riqualificato le accuse di stalking in percosse e minacce, considerate poi assorbite nel più grave reato di estorsione. Per questo la pesante condanna, anche al pagamento di un risarcimento di 20mila euro nei confronti della ex, che si era costituita parte civile con l’avvocato Marco Cestonaro. Il legale della donna, a margine dell’udienza, auspica che “questa condanna spinga chi si trova in una situazione di fragilità e difficoltà a denunciare».

APPELLO


La difesa, affidata all’avvocato Federica Doni, già preannuncia appello, contestando l’attendibilità di alcune ricostruzioni, anche perché, spiega «è stato dimostrato nel dibattimento che, nel periodo dei fatti contestati, l’ex pugile si trovava a Civitavecchia mentre la persona offesa viveva a Rovigo ed aveva tentato di contattare l’imputato tramite conoscenti di Civitavecchia».
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Il Gazzettino