Urlano «buttati giù» all'uomo aggrappato al ponte: rischiano una denuncia

La gente assiepata a guardare sulle sponde dell'Adige
ROVIGO - «Buttate pajazzo, buttate». Una frase urlata, con le mani attorno alla bocca, all’indirizzo dell’uomo che mercoledì pomeriggio ha...

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ROVIGO - «Buttate pajazzo, buttate». Una frase urlata, con le mani attorno alla bocca, all’indirizzo dell’uomo che mercoledì pomeriggio ha scavalcato il parapetto del ponte sull’Adige della Statale 16, che congiunge Boara Polesine con Boara Pisani, rimanendo in equilibrio instabile, per circa due ore e minacciando di lanciarsi di sotto. Non una frase isolata, di una persona spazientita perché il traffico è stato interrotto per circa due ore. Una frase ripetuta più volte e da più persone: «Ha paralizzato tutta la strada, che si butti».  Tutto filmato anche dalla telecamera della polizia scientifica, in azione per documentare l’evolversi della situazione. 

IL REATO
Al momento non risultano denunce di nessun tipo, ma un dirigente della Questura rodigina si lascia scappare una frase abbastanza eloquente: «La scientifica ha ripreso tutto: esiste anche un reato che si chiama istigazione al suicidio e stiamo valutando se procedere». Ed è anche un reato di non poco conto, perché «chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione» è punito con la reclusione da 5 a 12 anni se il suicidio avviene, ma anche se il suicidio non avviene può essere punito con la reclusione da 1 a 5 anni. «Buttati che è morbido», ha urlato un’altra persona verso lo sconosciuto in bilico sul ponte. Mercoledì era il suo 38esimo compleanno. Ma non lo ha festeggiato: «Senza i miei figli non ho più niente, nulla ha senso», ha ripetuto ai “mediatori” che gli si sono avvicinati per cercare di farlo desistere. Anche il sostituto procuratore Daniela Randolo, perché l’uomo ha chiesto espressamente di parlare con un magistrato. Da due anni, ha detto, non gli è possibile vedere i propri bambini, affidati alla madre e presi in carico dai servizi sociali. 
LA DENUNCIA
Una denuncia per maltrattamenti in famiglia nei suoi confronti è stata archiviata dal giudice per le indagini preliminari lo scorso 8 marzo e il Tribunale dei minori di Venezia si è pronunciato già due volte sulla vicenda, a ottobre e gennaio, invitando i servizi sociali a permettere al padre di vedere i propri figli almeno due volte a settimana. Un diritto che riconosciuto sulla carta, negato nei fatti. Il 38enne, di origini albanesi ma residente a Solesino (Pd), che in questo periodo attraversa un momento di depressione che ha avuto ripercussioni anche sul suo lavoro, ha cercato di manifestare tutta la propria disperazione. Ha scavalcato la ringhiera attorno alle 16.30. Una mezz’ora più tardi è stata decisa per motivi di sicurezza, visto anche l’ampio schieramento di forze intervenute, polizia, carabinieri, polizia locale, vigili del fuoco, sanitari, la chiusura al traffico del ponte, fino ad una manciata di minuti prima delle 19, quando anche grazie all’impegno preso dal sostituto Randolo di intervenire personalmente per sbloccare la sua situazione, ha abbandonato il proprio proposito. Anche lui rischia una denuncia per interruzione di pubblico servizio. La viabilità a cavallo delle province di Padova e Rovigo, nell’ora di punta, è andata completamente in tilt. 
LA CODA

Qualcuno ha atteso, pazientemente incolonnato nella lunghissima coda, che dalla parte padovana è arrivata fino al casello autostradale, tanto da comportarne a temporanea chiusura in uscita. Qualcuno si è sfogato suonando il clacson. Qualcuno ha scelto di svicolare lungo le strade arginali o con un’inversione a “U”. Molti si sono affacciati sull’argine per seguire l’evolversi della delicata situazione. Qualcuno con apprensione. Qualcuno con rabbia per l’imprevisto rallentamento nel tragitto di ritorno verso casa. Analogamente tutto si è riproposto sui social network, dove è divampata la discussione fra quanti cercavano di spiegare che «non c’è cattiveria nei commenti, c’è gente che dalla mattina è in giro per lavoro e semplicemente vuole andare a casa ma deve stare in colonna», quanti teorizzavano che «chi veramente ha pensieri di questo tipo e decida di farla finita, lo faccia nel più completo silenzio e senza clamore» e chi si chiedeva «dove sta l’umanità?». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino