Esplode la rotta balcanica: arrivi raddoppiati ed è allarme quarantene

Migranti in coda di fronte alla Questura di Pordenone
PORDENONE - L’ultimo rintraccio è avvenuto il giorno della Festa della Repubblica a San Dorligo della Valle, a pochi chilometri dal confine sloveno in provincia di...

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PORDENONE - L’ultimo rintraccio è avvenuto il giorno della Festa della Repubblica a San Dorligo della Valle, a pochi chilometri dal confine sloveno in provincia di Trieste. Afghani, pakistani, bengalesi. Pochi giorni prima più di 90 cittadini afghani e pakistani sono stati trovati nella Bassa friulana, in provincia di Udine. E gli stessi numeri erano stati ripetuti nelle settimane precedenti. In Friuli Venezia Giulia è riesplosa la rotta balcanica. Gli arrivi in regione sono già di più rispetto a quelli contati nello stesso periodo del 2020. Un problema che tocca solo le zone di confine con la Slovenia? No, il contraccolpo si sente anche in provincia di Pordenone. Sono ripresi, infatti, gli invii di migranti da parte delle autorità che operano in provincia di Udine e di Trieste. 


IL FENOMENO


Oggi in provincia di Pordenone sono censiti dalla Prefettura del capoluogo 321 richiedenti asilo, ospitati dall’hub dell’ex caserma Monti ma anche nei centri secondari. È stato individuato un sito per la quarantena di chi arriva senza aver scontato i 14 giorni di sorveglianza e per motivi di sicurezza questo stesso sito non è stato reso noto. Ma la preoccupazione è cresciuta nonostante i controlli e un luogo deputato all’isolamento. «La rotta balcanica - spiegano le associazioni del territorio che si occupano dell’assistenza ai migranti - non si è mai arrestata». Ma ora si è di fronte a una netta recrudescenza del fenomeno, favorito dalla bella stagione e dai controlli sempre minori alle frontiere dopo il miglioramento dell’emergenza epidemiologica internazionale. 
In provincia di Pordenone, la Prefettura ha stretto le maglie della sorveglianza, prevedendo secondo le indicazioni del prefetto, Domenico Lione, tamponi e quarantena per chiunque sia trasferito dalle altre province. Ma l’allarme è tornato a livelli alti, perché i centri di permanenza di Udine sono in difficoltà e di recente un focolaio ha colpito la comunità di migranti di Gorizia, causando una trentina di contagi. E sono le stesse associazioni a denunciare il problema: «Il rischio - spiegano - è che i tamponi non siano così puntuali e che le condizioni di vita dei migranti possano favorire nuovi cluster tra persone assolutamente non vaccinate». 


I DATI


Da inizio 2021 in Fvg, come ha reso noto nei giorni scorsi il prefetto di Trieste Valerio Valenti sono già stati fermati 1.300 migranti, di questi oltre 800 nel solo territorio provinciale di Udine. Complessivamente come ha spiegato l’assessore regionale alla sicurezza Pierpaolo Roberti gli arrivi sono stati 2.419, comprendendo anche chi si presenta in autonomia negli uffici della polizia. Una massa di persone superiore a quella del 2020, quando dalla rotta balcanica approdarono 1.837 stranieri (ma in quel caso c’era da considerare il lockdown), un aumento comunque del 20%, del 15% se si guarda ai minori non accompagnati. Attualmente, ha segnalato sempre Valenti, sono poco più di 2.650 quelli che restano ospitati in Fvg mentre gli altri vengono spostati verso altri territori. 500 i posti complessivi per la quarantena su tutto il territorio visto che i 230 di Trieste sono già esauriti.

 

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Il Gazzettino